Ripreso oggi nell'aula bunker di Castrovillari il processo Reset dopo circa un mese di pausa. Al centro dell’udienza odierna, l’esame dell’imputato Andrea Mazzei, noto consulente finanziario cosentino, chiamato a rispondere in aula in merito a una serie di episodi legati a pratiche finanziarie ritenute sospette dalla Dda di Catanzaro. Il procedimento si svolge davanti al collegio giudicante e alla presenza delle difese, tra cui gli avvocati Sergio Rotundo e Michele Franzese.

Processo Reset, l'esame di Andrea Mazzei

Mazzei, rispondendo alle domande della difesa, ha ricostruito il proprio percorso professionale, sottolineando di essere laureato in Economia e Commercio con due specializzazioni post-laurea e di operare da anni su tutto il territorio del Mezzogiorno. Ha precisato che i suoi compensi erano legati esclusivamente alla fase istruttoria dei progetti, slegati da contributi o finanziamenti pubblici.

Nel corso del suo esame ha affrontato anche i rapporti con altri soggetti coinvolti nel procedimento. Riguardo Giuseppe Zaffonte, ha riferito di conoscerlo dal 2010-2012 e di non aver mai sospettato un suo coinvolgimento in contesti mafiosi. Ha affermato che Zaffonte non è stato in grado di indicare alcun progetto svolto per conto della criminalità organizzata, né gli ha mai affidato alcuna pratica. Ha inoltre negato ogni legame operativo con Francesco Greco, Jonathan Paese (a cui Mazzei non ha fatto alcuna pratica che, tuttavia, non è imputato) e altri coimputati.

Mazzei ha poi risposto in merito alla pratica “Settimo Cafè”, definendola “regolare al 100%” e specificando che Invitalia non aveva riscontrato alcuna anomalia o irregolarità. Ha inoltre smentito categoricamente che tale pratica fosse stata presentata su mandato di Roberto Porcaro, già reggente del clan degli Italiani.

Parlando proprio di Porcaro, Mazzei ha confermato di conoscerlo dall’infanzia, spiegando che da ragazzi passavano le vacanze insieme e che li univa la passione per la bicicletta. Ha tenuto a precisare che, pur conoscendo Porcaro, prende le distanze dal suo percorso criminale e ha respinto ogni accusa di legame con la criminalità organizzata. «Io non sono un mafioso, né con la coppola né con il colletto bianco e la cravatta», ha dichiarato. Ha inoltre escluso qualsiasi discussione legata a presunti incendi per ottenere risarcimenti assicurativi.

Mazzei ha poi affermato di conoscere Alessandro Catanzaro dal 2011 e ha negato ogni coinvolgimento in episodi di violenza nei confronti di De Francesco e Sirangelo, così come qualsiasi minaccia o lesione nei confronti di Driss. «Non capisco come possa essere stato accusato di aver favorito o tratto profitto dal contesto associativo», ha aggiunto in chiusura del suo intervento.

Subito dopo è stata la volta del pubblico ministero Corrado Cubellotti che ha posto alcune domande "a chiarimento" ad Andrea Mazzei, soprattutto in relazione al contenuto di alcune intercettazioni telefoniche nel corso delle quali si parlava di Porcaro con lo pseudonimo «dell'avvocato Cortese o Marchese».

Durante l’udienza, Denny Romano ha rilasciato dichiarazioni spontanee, lamentando le proprie condizioni sanitarie in carcere: «La mia compatibilità con il regime detentivo è stata dichiarata senza una visita medica. Attendo da anni una TAC mai eseguita. Il mio diritto alla salute è stato negato e la mia situazione si è aggravata», ha dichiarato l'imputato durante il processo Reset.

Testimonianze della giornata

Un testimone ha riferito che Carmine Caputo (difeso dall'avvocato Fiorella Bozzarello), imputato, gestiva un rivenditore d’auto. Un altro, chiamato per la posizione di Giuseppe Midulla (difeso dall'avvocato Cristian Cristiano), ha riferito di lavorare come portiere in un supermercato e di conoscere l'imputato per motivi professionali. Per Antonio Colasuonno (difeso dall'avvocato Chiara Penna), due testimoni: uno che si occupava di contabilità, lo ha descritto come «una brava persona», mentre un secondo, psichiatra, ha evidenziato uno «stato ansioso molto marcato». Si ritorna in aula giovedì mattina.

Rigettate tutte le richieste previste dall'art. 507 c.p.p., ad eccezione di un agente della Squadra Mobile di Cosenza che aveva testimoniato all'inizio dell'istruttoria dibattimentale e anche a Valle dell'Esaro. Sarà sentito infine il fratello di una parte offesa.