Il Coa e la Camera Penale esprimono disappunto per le scelte assunte dalla Corte d’Appello e dal procuratore generale di Catanzaro. «I procedimenti Athena, Maestrale e Glicine si svolgono nei Palazzi di Giustizia»
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La decisione di trasferire il processo "Reset" dall'Aula Bunker di Lamezia Terme a quella di Castrovillari, causa inagibilità della strutturta situtata nella zona industriale lametina, ha suscitato una reazione forte e unitaria da parte dell'Avvocatura cosentina. Attraverso comunicati formali e la proclamazione dello stato di agitazione, il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Cosenza e la Camera Penale di Cosenza hanno manifestato il loro disappunto per il mancato rispetto della "sede naturale" del processo, che secondo loro dovrebbe tenersi nel Tribunale di Cosenza.
L'Ordine degli Avvocati di Cosenza, rappresentando le esigenze della comunità legale locale, ha indirizzato una lettera alla Presidente della Corte d'Appello di Catanzaro, Concettina Epifanio e al Procuratore Generale, Giuseppe Lucantonio, esprimendo il loro disaccordo sulla decisione di trasferire il processo in un'aula distante e, a loro avviso, inadeguata per le esigenze procedurali e territoriali di Cosenza.
Le ragioni del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati
Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati ha sottolineato come il Tribunale di Cosenza possieda le strutture necessarie per ospitare il processo, pur riconoscendo la possibilità di piccole difficoltà logistiche. Tuttavia, l’intero collegio difensivo si è dichiarato pronto a collaborare con la massima disponibilità per superare tali difficoltà, se necessarie. Per l'Avvocatura cosentina, lo svolgimento dei processi nella sede naturale non è solo una questione logistica, ma anche di rispetto per la comunità di avvocati e per la città stessa, che dispone di un Palazzo di Giustizia adeguato.
Pur comprendendo l'urgenza della decisione e riconoscendo che il trasferimento potrebbe essere temporaneo, il Consiglio degli Avvocati ha chiesto l'adozione di "nuove determinazioni" che riportino il processo a Cosenza. Tale appello è motivato dal desiderio di evitare lunghe e defatiganti impugnazioni, nonché di prevenire eventuali ritardi nella celebrazione delle prossime udienze.
La posizione della Camera Penale di Cosenza: "A Cosenza il Palazzo di Giustizia esiste!"
La Camera Penale di Cosenza ha espresso il proprio disappunto in un documento ufficiale, dove si legge la forte presa di posizione contro il "nomadismo giudiziario" imposto al processo 3804/17, noto come processo "Reset". La Camera Penale ha sottolineato come il trasferimento di un processo di tale rilevanza da Cosenza a Lamezia Terme, e infine a Castrovillari, rappresenti una scelta che penalizza non solo l'avvocatura locale, ma anche l'intero funzionamento della giustizia nella regione.
Nel documento, gli avvocati della Camera Penale hanno affermato che il Tribunale di Cosenza, contrariamente a quanto implicato dalla decisione di spostare il processo, è perfettamente adeguato alla celebrazione di un maxiprocesso come quello in questione. A sostegno della loro posizione, hanno citato altri esempi di processi rilevanti per mafia e narcotraffico che si sono tenuti nelle sedi giudiziarie naturali di città calabresi, come Catanzaro (dove si celebra il processo abbreviato di Athena), Vibo Valentia (dove si celebra il processo Maestrale-Carthago-Olimpo), Crotone (dove si celebra il processo Glicine-Acheronte) e Locri (dove si è celebrato il processo Mandamento). La decisione di allontanare il processo "Reset" da Cosenza viene quindi percepita come una delegittimazione del Palazzo di Giustizia della città e un trattamento discriminatorio rispetto ad altre sedi.
Le richieste dell'Avvocatura cosentina
L'Avvocatura cosentina, unita nella sua posizione, richiede con forza che il processo "Reset" venga riportato al Tribunale di Cosenza. L’assemblea ha evidenziato come il Tribunale sia dotato di aule adeguate per ospitare le udienze e come l’intera comunità di avvocati sia pronta a collaborare per permettere uno svolgimento sereno e ordinato del processo.
Secondo gli avvocati, l'argomentazione a favore della sede naturale è anche supportata da un appello al "buon senso": il trasferimento non sarebbe necessario poiché le difficoltà logistiche possono essere facilmente superate con la collaborazione tra le diverse parti coinvolte. Inoltre, la Camera Penale ha messo in luce come questa decisione possa generare disagi e ritardi per tutte le parti, inclusi i magistrati e gli avvocati, che si vedrebbero costretti a spostarsi tra diverse sedi, compromettendo l'efficienza del processo.
La proclamazione dello stato di agitazione
In risposta alla decisione di spostare il processo, la Camera Penale di Cosenza ha proclamato lo stato di agitazione. Gli avvocati cosentini ritengono che la scelta di trasferire il processo "Reset" rappresenti una lesione al diritto di vedere celebrati i processi nella propria sede naturale e una mancanza di considerazione verso l'intera Avvocatura locale. La Camera Penale ha inoltre ribadito che non esiste un motivo valido per cui Cosenza dovrebbe essere considerata inadatta alla celebrazione del processo, dato che altre città calabresi hanno ospitato processi di portata simile senza difficoltà.
La dichiarazione di agitazione è, dunque, un segnale forte dell'insoddisfazione degli avvocati cosentini, che hanno voluto richiamare l'attenzione delle autorità sulla necessità di rispettare la sede naturale di Cosenza per il processo "Reset".