Due pesi e due misure ma identico processo. A Lamezia e Catanzaro la gestione della sicurezza funziona diversamente. È l’avvocato Guido Siciliano a sollevare la questione nell’aula bunker di via Paglia del capoluogo, nel corso dell’udienza preliminare di “Maestrale”, celebrata davanti al gip distrettuale Piero Agosteo, che vede coinvolti 285 imputati. L’avvocato Siciliano, difensore della parte civile Comune di Tropea, ha chiesto al giudice di poter fare delle comunicazioni, con richiesta di trasmissione del verbale al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Il legale, anche nella sua qualità di presidente dell’Organismo di vigilanza della Camera penale di Cosenza, che fa parte del Coordinamento regionale delle Camere penali calabresi, ha evidenziato che «allorquando il processo viene celebrato all’aula bunker di Lamezia Terme, è previsto un dispiegamento di uomini e di mezzi ingente. Essendo presenti a presidio della struttura di Lamezia Terme l’Esercito, la Guardia di finanza, la Polizia di Stato ed i Carabinieri. Che attuano un controllo ripetuto, con più posti di polizia. I difensori sono costretti a parcheggiare a notevole distanza dall’aula, nonostante la presenza di un parcheggio nei pressi della struttura e vengono controllati e identificati sia nel percorso tra il parcheggio e l’aula che all’ingresso, anche a mezzo metal detector».

«Al contrario, nello stesso processo – ha proseguito –, quando viene celebrato all’aula bunker di via Paglia di Catanzaro, i difensori, così come è giusto che sia, parcheggiano ed entrano liberamente nell’aula».

L’avvocato ha poi aggiunto: «Appare paradossale questa differenza di gestione, chiedendo che il Comitato voglia precisare i criteri utilizzati per decidere i modi per salvaguardare l’ordine pubblico e la sicurezza. Mentre a Lamezia vi è un controllo capillare, con impiego massiccio di risorse umane ed economiche, a Catanzaro è previsto solo un normale ed usuale presidio di forze dell’ordine, che consente, giustamente, l’ingresso libero ai legali».

«Se il processo è il medesimo e quindi dovrebbe avere, si presume, lo stesso pericolo di ordine pubblico e sicurezza – ha concluso –. L’aver previsto maggiori e più stringenti controlli, tanto da interessare così incisivamente una parte del processo, la difesa, vuol dire che l’aula bunker di Lamezia Terme non è sicura oppure a Catanzaro non vengono garantiti appieno l’ordine e la sicurezza o, ancora, che ha Lamezia vi sia un ingiustificato impiego di mezzi e persone con spreco di risorse».

Il giudice ha disposto, demandando alla Cancelleria, la trasmissione del verbale di udienza al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presso la Prefettura di Catanzaro.