La deposizione del collaboratore di giustizia si è incentrata sul controllo dei villaggi turistici, il trasporto alle Eolie e gli incendi per ottenere lavori nella costruzione degli immobili
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Le dinamiche mafiose a Briatico, i rapporti tra diversi esponenti dei gruppi criminali della zona e gli affari nella gestione dei villaggi turistici e del trasporto dei turisti alle isole Eolie. È toccato al collaboratore di giustizia, Giuseppe Comito, addentrarsi in tali dinamiche nel corso del maxiprocesso nato dalle operazioni Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.
«Sono stato condannato in via definitiva per concorso nell’omicidio di Francesco Scrugli e i tentati omicidi di Rosario Battaglia e Raffaele Moscato nell’ambito dell’operazione Gringia. I fatti di sangue sono stati commessi nel 2012 – ha spiegato Comito – ed io collaboro dal luglio del 2019. Sono di Vibo Marina e sono cugino di Nazzareno Colace di Portosalvo, quest’ultimo elemento di spicco del gruppo di Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni. È stato Colace a presentarmi al boss di Briatico, Nino Accorinti, il quale mi ha fatto entrare come guardiano notturno nel villaggio Club Med degli imprenditori Stillitani. Erano diversi i villaggi dove Accorinti riusciva ad imporre l’assunzione del personale e a portare a termine delle estorsioni i cui proventi venivano poi divisi con Pantaleone Mancuso.
Armando Bonavita è invece il figlio del defunto Pino Bonavita e gestiva il bar del villaggio Green Garden di Briatico insieme ad Antonio Accorinti, figlio di Nino Accorinti. Armando Bonavita era anche socio con gli Accorinti della motonave Imperatrice che veniva impiegata per portare i turisti dei villaggi alle isole Eolie. Armando Bonavita era inserito nel nostro gruppo e coinvolto in molteplici fatti delittuosi, compresa la preparazione di omicidi. E’ stato proprio Armando Bonavita – ha riferito il collaboratore Comito –, unitamente a Marco Borrello e Salvatore Muggeri, ad incendiare una grossa villa in costruzione a Briatico di proprietà di un imprenditore di Cosenza che aveva una ditta edile. L’incendio era finalizzato ad ottenere alcuni lavori nella realizzazione dell’immobile, come poi è avvenuto con l’impiego delle imprese di Granato e Pino Polito per l’impiantistica elettrica e grazie all’intervento di Nino Accorinti. Altro incendio per costringere i proprietari a cedere parte dei lavori ha invece riguardato un villaggio turistico in costruzione a Briatico in località Difesa. In questo caso ho agito – ha confessato il collaboratore – insieme a Saverio Prostamo e Salvatore Muggeri.
Marco Borello ha invece sposato Roberta Bonavita, figlia di Pino Bonavita e sorella di Armando. In precedenza ha però avuto una relazione con la moglie di un Franzè all’epoca in carcere e per questo i gemelli Melluso di Briatico, figli di Dino Melluso, avevano intenzione di sparare a Marco Borrello. Simone Melluso è infatti sposato con una figlia del Franzè in carcere, ma in difesa di Marco Borello è intervenuto lo zio Ninno Accorinti impedendo che venisse sparato».
I contrasti tra Bonavita e Accorinti
Due i boss storici di Briatico indicati dal collaboratore di giustizia Giuseppe Comito: Pino Bonavita (deceduto nel luglio 2022) e Antonino Accorinti, detto Nino. «Facevamo tutti parte dello stesso gruppo – ha spiegato Comito – tanto che quando Nino Accorinti era detenuto, tutti noi ci rapportavamo con Pino Bonavita. Sia Nino Accorinti che Pino Bonavita avevano rapporti con il boss di Zungri Peppone Accorinti, ma Pino Bonavita si può dire che era sempre insieme a Peppone e mangiava con lui, così come aveva rapporti strettissimi con Ciccio Barbieri di Pannaconi. Il deterioramento dei rapporti tra Nino Accorinti e Pino Bonavita – ha svelato il collaboratore – è stato causato da alcuni imbrogli fatti da Antonino Accorinti nella gestione di determinati affari. Per esempio Nino Accorinti era solito rifornire di carburante il suo peschereccio prendendolo dalle imbarcazioni utilizzate per andare alle isole Eolie in cui era socio con Pino Bonavita. Anche sui proventi ricavati dalla vendita dei biglietti per le Eolie, Nino Accorinti non divideva equamente con Pino Bonavita il quale si accorse di tutto e per questo si distaccò nella gestione degli affari. Stessa cosa fece anche Filippo Niglia, altro socio di Accorinti e Bonavita nel settore della navigazione. Filippo Niglia era sempre insieme a Bonavita e Accorinti e si occupava anche di rifornire di frutta alcuni villaggi turistici. I Melluso non andavano invece tanto d’accordo con Nino Accorinti e si occupavano della gestione di alcuni cantieri edili, ma – ha concluso Comito – ultimamente anche di rifornire di pesce diversi locali e villaggi».