Oltre due secoli di carcere. Questa la pesantissima richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per gli imputati del processo “Helianthus” che vede alla sbarra capi e gregari della potente cosca Labate, operante nel quartiere Gebbione di Reggio Calabria. Si tratta del troncone abbreviato sul quale giudicherà il gup Catalano.

Capi e gregari della cosca Labate

È andato giù duro il pubblico ministero Walter Ignazitto nel corso della sua requisitoria, chiedendo ben 20 anni di reclusione per il boss e capo indiscusso della cosca, Pietro Labate, dalla cui cattura sono nate le indagini che hanno condotto poi all’inchiesta “Helianthus”. Medesima richiesta di condanna è stata fatta nei confronti di Antonino Labate, Orazio Assumma e Rocco Cassone.

Una condanna molto pesante è stata poi richiesta per Domenico Foti, e Santo Gambello a 18 anni di reclusione, mentre 6 anni e 4 mesi sono stati chiesti per Domenico Pratesi, per il quale proprio pochi giorni fa la Cassazione ha annullato la misura cautelare accogliendo le tesi degli avvocati Gemelli e Trimboli. In tutto sono oltre 218 gli anni di reclusione richiesti per gli esponenti della cosca di Gebbione, tenuto conto della riduzione di un terzo per la scelta del rito.

L’inchiesta Helianthus

L’inchiesta della Dda sviluppata con un’articolata indagine condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del clan Labate, una delle più temibili e potenti articolazioni della ‘ndrangheta unitaria, che controlla nella città di Reggio Calabria il popoloso quartiere Gebbione. I poliziotti della Questura hanno posto i sigilli ad alcune aziende nella disponibilità degli appartenenti alla cosca, operanti nel settore alimentare e della distribuzione di carburanti, il cui valore complessivo è di circa un milione di euro.

Dall’inchiesta è emerso anche il dinamismo della cosca Labate in alcuni settori illeciti come quello delle scommesse on line, delle slot machines e dello sfruttamento delle corse clandestine di cavalli, mantenendo tuttavia un elevato interesse per quello che rappresenta il core business delle attività criminali da sempre espressione dello strapotere mafioso dei “Ti Mangiu”, segnatamente rappresentate dal sistematico ricorso ad attività estorsive nei confronti di operatori economici, commercianti e titolari di piccole, medie e grandi imprese, specialmente di quelli impegnati nell’esecuzione di appalti nel settore dell’edilizia privata nell’area ricadente sotto il dominio della consorteria mafiosa.

Le richieste della Procura

Pietro Labate: 20 anni

Antonino Labate: 20 anni

Orazio Assumma: 20 anni

Domenico Foti: 18 anni

Rocco Cassone: 20 anni

Santo Gambello: 18 anni

Paolo Labate cl. 84: 14 anni e 10 mesi

Paolo Labate cl. 82: 14 anni

Antonio Galante: 12 anni

Caterina Candido: 10 anni

Francesco Marcellino: 10 anni e 6 mesi

Fabio Morabito: 14 anni

Domenico Pratesi: 6 anni e 4 mesi

Giovanni Ficara: 17 anni

Antonino Ficara: 1 anno e 6 mesi

Francesco Idone:2 anni