Regge in appello l'impianto accusatorio messo in piedi dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta "Costa Pulita" contro i clan del Vibonese: Accorinti-Bonavita-Melluso di Briatico, Il Grande di Parghelia e Mancuso di Limbadi. Il processo di secondo grado si è tenuto davanti alla Corte d'Appello di Catanzaro, oggi la sentenza. Rispetto al primo grado di giudizio - celebrato con rito abbreviato - si registrano assoluzioni e rideterminazioni di pena. In diversi casi, invece, è scattata la prescrizione del reato dopo la condanna in primo grado.

La sentenza di primo grado era stata emessa il 31 luglio 2018 dal gup distrettuale Pietro Carè. Una sentenza storica dal punto di vista giudiziario perché per la prima volta ha riconosciuto l’esistenza di un’associazione mafiosa radicata nel territorio comunale di Briatico – il clan Accorinti-Bonavita-Melluso – e di un’altra avente la sua roccaforte a Parghelia: il clan Il Grande. Il processo in appello ha assunto particolare significato anche alla luce dei ritardi (caso più unico che raro) registrati per il deposito delle motivazioni del verdetto: ben due anni. Solo nel luglio 2020, infatti, il gup distrettuale ha depositato le motivazioni della sentenza e ciò ha fatto sì che tutti gli imputati detenuti (boss ed affiliati) siano stati nel frattempo rimessi in libertà per scadenza dei termini massimi di custodia cautelare, risalendo gli arresti all’aprile del 2016. 

Continua a leggere su Il Vibonese