Affari di famiglia, i De Marco a processo per bancarotta fraudolenta

Il sindaco di Maierà e suo figlio, entrambi imprenditori edili, dovranno difendersi dalle accuse. La prima udienza si terrà il prossimo 7 novembre 

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di Francesca  Lagatta
14 ottobre 2019
16:21
Il sindaco di Maierà Giacomo De Marco
Il sindaco di Maierà Giacomo De Marco

Il sindaco di Maierà, Giacomo De Marco, e suo figlio, Gino De Marco, entrambi imputati nel processo "Affari di Famiglia", andranno a processo con rito abbreviato. Il gup del tribunale di Paola ha fissato la prima udienza per il prossimo 7 novembre. Il primo cittadino è tornato alla sua carica pubblica dopo qualche giorno di carcere e cinque mesi passati agli arresti domiciliari, provvedimento, quest'ultimo, revocato pochi giorni fa dal giudice delle indagini preliminari a causa delle decadute le esigenze cautelari. Il rientro in municipio del primo cittadino, dichiarato sospeso il 4 aprile scorso, è stato possibile per effetto della legge Severino.

La vicenda giudiziaria

Il 4 aprile scorso, Giacomo De Marco e suo figlio, entrambi imprenditori edili, erano stati arresti nell'ambito dell'inchiesta "Affari in Famiglia", che originariamente ipotizzava le accuse di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Secondo la procura di Paola le attività illecite avrebbe procurato ai due indagati un provento illecito da circa 1,5 milioni di euro. Successivamente, una dozzina di giorni più tardi, il tribunale del Riesame di Catanzaro, competente sulle misure cautelari restrittive della libertà personale, ha sancito per entrambi l'annullamento dell'ordinanza relativa al reato di autoriciclaggio, il che ha decretato la fine della permanenza in carcere. Qualche giorno dopo, il tribunale del Riesame di Cosenza, competente invece in materia di misure cautelari reali, ha accolto il ricorso dei legali Benedetto e Nicola Carratelli e ha annullato anche il dispositivo di sequestro preventivo precedentemente emesso dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Paola, avente ad oggetto quote societarie, nonché rapporti finanziari e beni immobili e mobili, per un totale di circa 1,5 milione di euro. E' rimasto invariato, invece, il capo di imputazione relativo alla bancarotta fraudolenta. Ora il gup li ha rinviati a giudizio, prendendo atto della strategia difensiva che opta per il rito abbreviato. Per i due imprenditori le porte del tribunale paolano si apriranno tra poco più di tre settimane.


 

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