Il decreto c’è, ma la prevenzione delle infiltrazioni mafiose voluta dal vescovo Francesco Milito sembra fallire.
A 48 ore dal blocco della processione di San Rocco ad Acquaro di Cosoleto, è netta la sensazione che si sia inceppato il meccanismo introdotto nel 2016 per verificare a tempo debito la moralità degli aspiranti portatori.
Parla chiaro la normativa che nella diocesi della Piana regina venne creata a seguito del clamore suscitato dall’inchino della statua della madonna davanti alla casa del boss di Oppido Mamertina.
I devoti che recano l’effige – si legge nel decreto - non possono essere persone con evidenti comportamenti delinquenziali o pubblicamente appartenenti ad associazioni mafiose.
Ci sarebbe da fare dunque una lunga verifica dei nominativi, precedente ad ogni corteo, tanto più che il decreto impone pure che i fedeli che portano devono seguire dei corsi di formazione.
Dunque sarebbe stato lo Stato e non la chiesa ad accorgersi che le norme vescovili stavano per farsi benedire, ma né il vescovo – che per ora non rilascia interviste – né il parroco don Giovanni Bruzzì che abbiamo provato a contattare, per ora, ci possono aiutare a saperne di più.