Primo maggio, ma in Calabria c’è poco da festeggiare. Da queste parti, infatti, il tasso di disoccupazione è del 19,3 per cento, quasi il doppio della media italiana che è poco al di sotto dell’11 per cento, che poi è lo stesso tasso di disoccupazione che si registrava in Calabria 10 anni fa, nel 2008. Insomma, un decennio di passi all’indietro, con tutti gli indicatori legati all’occupazione che sono peggiorati, facendo segnare in alcune province cifre da brivido.
È il caso del crotonese, territorio dove il tasso di disoccupazione sfiora il 30 per cento. Dodici punti in più rispetto alla provincia di Vibo Valentia, che fa segnare “solo”, si fa per dire, il 18 per cento di disoccupati. Dati Istat aggiornati al 2017 che restituiscono anche la situazione di Reggio (22,2 per cento), Cosenza (21,2 per cento) e Catanzaro (19,4 per cento). Situazione che diventa ancora più drammatica se si prendono in considerazione le statistiche che riguardano la disoccupazione femminile, con la provincia di Crotone che in questo caso raggiunge addirittura il 38,2 per cento, mentre Cosenza, Catanzaro e Reggio si attestano intorno al 24 per cento e Vibo risulta ancora la provincia con più occasioni di lavoro, grazie soprattutto al settore turistico, con il 17,6 per cento di disoccupazione femminile.

 


Ma a far tremare davvero le vene ai polsi è la situazione che riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni, ad esclusione di chi un lavoro non lo cerca perché studia. Ebbene, secondo Eurostat, in Calabria la disoccupazione giovanile tocca quota 55,6 per cento. A passarsela peggio sono, come al solito, le giovani donne: quasi 7 su 10 non lavorano.
Numeri che fanno della Calabria la quinta regione europea dove maggiore è il disagio lavorativo per i più giovani. E lo dimostra in maniera drammatica la crescente emigrazione, che ha ormai raggiunto livelli da anni ‘50 e ’60.
Fecero scalpore nel gennaio scorso le immagini dei terminal degli autobus a Cosenza presi d’assalto, dopo le feste di Natale, da migliaia di giovani che tornavano nelle regioni dove lavorano e studiano. Immagini che furono commentate amaramente sui social, mostrando l’autentico rammarico di una regione che non riesce a trattenere la sua risorsa più preziosa proprio per mancanza di opportunità.
Quando invece il lavoro c’è, molto spesso è irregolare. A fronte di un contesto nazionale che vede il 13,5 per cento degli occupati lavorare in nero, infatti, la nostra regione risulta essere quella dove il numero degli irregolari è più alto in assoluto, con un tasso medio di oltre il 23 per cento.

 

Infine, la pennellata più scura che definisce il quadro dell’occupazione in Calabria riguarda la sicurezza sul lavoro. Nelle prime 10 province a più alto rischio di danni permanenti o mortali ci sono tre realtà calabresi: Reggio (3,6%) al quinto posto, Vibo Valentia (3,5%) al sesto, e Crotone (2,5%) al nono posto in Italia.
Primo maggio, dunque, ma davvero poco per essere ottimisti.


Enrico De Girolamo