È partita in 37 centri della Città metropolitana di Reggio Calabria ed in 19 di quella di Messina l'esercitazione organizzata dal Dipartimento nazionale di Protezione civile, denominata "Sisma nello Stretto 2022", che simula un terremoto di magnitudo 6.

Nell'esercitazione sono coinvolte anche le Prefetture e le Amministrazioni comunali delle due città. Stamattina è stato diramato un messaggio di allerta alle 500 mila persone potenzialmente coinvolte nell'evento. Nei punti di raccolta istituiti nei vari comprensori sono state allestite strutture di soccorso e di pronto intervento. Due colonne mobili, per quanto riguarda la Calabria, sono state destinate a Gioia Tauro, il cui porto è "entry point" per i soccorritori, ed a Bova Marina.

Centro delle operazioni, sulla costa reggina, la sede della Protezione civile regionale al Centro direzionale di Reggio Calabria, dove sono state allestite tende per ospitare gli sfollati, gruppi elettrogeni, ponti per le comunicazioni radio e telefoniche ed una cucina da campo e dove è stata istituita la sala operativa di comando e controllo delle operazioni. Centinaia di uomini, divisi secondo il settore di competenza, stanno coordinando le attività sul territorio che vedono impegnati migliaia di volontari. Domani le operazioni si concentreranno su specifici scenari operativi, necessari per testare le procedure ed i piani di intervento predisposti dalla Protezione civile.

Nel tracciare in serata un primo bilancio dell'esercitazione, il Capo Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, si è detto soddisfatto dei risultati. «È molto importante - ha detto Curcio - che sia il livello nazionale che il territorio si riapproprino di queste procedure, che in questi ultimi anni sono state poco utilizzate. Questo perché la pandemia ci ha posto di fronte a nuove emergenze. Ritengo molto importante ritrovarsi qui e ragionare insieme. Ma soprattutto sarà importante capire, una volta completate le operazioni, quale può essere il nostro margine di miglioramento, che ci sarà senz'altro, e lavorare insieme per colmare quelle lacune che emergono in qualsiasi esercitazione».

«L'esercitazione va bene per definizione: nel senso che le cose che funzionano si potenziano, quelle che non funzionano ci si lavora. Si fa apposta l'esercitazione per testare le procedure, lo abbiamo fatto stamattina a livello nazionale con la convocazione del comitato operativo, adesso siamo venuti sul territorio per ragionare insieme a chi l'ermergenza la gestisce sui centri di coordinamento territoriale», dice il capo della Protezione Civile nazionale.

«È un po' presto - aggiunge- per stabilire quali sono le criticità: domenica mattina faremo un primo briefing poi li faremo strutturati per settore in modo da evidenziale le cose che saranno oggetto di lavoro dei prossimi mesi. Conosciamo già le problematiche principali di questo territorio e non solo nel momento in cui un evento sismico importante colpisce un'area densamente abitata. È importante anche il tempo di trasferimento dei soccorsi, c'è una parte che si attiva a livello locale. Molto bene stanno facendo la Regione siciliana e la Regione Calabria però poi c'è un altro tema che riguarda l'arrivo di altre forze e in questa parte d'Italia può essere un problema».

«Il sistema di It-allert, con il quale stamani sono stati mandati migliaia di messaggi ai cittadini di Messina e di altri comuni costieri della provincia nell'ambito dell'esercitazione nazionale è la prima volta che viene testato su una popolazione così ampia», ha proseguito. «È un sistema che garantisce anche la privacy, - prosegue Curcio - quindi non c'è un ritorno su ogni singolo telefono cellulare. Questo lo dobbiamo dire con chiarezza perché è uno degli elementi molto dibattuti quando si usa il cosiddetto sistema self broadcast che non è solo italiano, infatti ci confrontiamo con altri paesi europei».

«Faremo - aggiunge -dei briefing con gli operatori telefonici. Sappiamo che il messaggio in alcuni casi è arrivato, in altri no. Quindi ancora di più dovremo capire dal punto di vista infrastrutturale le ragioni. Per questo si fa un periodo di test ed è la prima volta che si fa ad una popolazione così ampia di oltre 500 mila persone».

«Conosciamo - conclude Curcio - già le problematiche principali di questo territorio e non solo nel momento in cui un evento sismico importante colpisce un'area densamente abitata. È importante in questi casi anche il tempo di trasferimento dei soccorsi, c'è una parte che si attiva a livello locale è molto bene stanno facendo la Regione siciliana e la Regione Calabria però poi c'è un altro tema che riguarda l'arrivo di altre forze dal resto del Paese e in questa parte d'Italia può essere un problema».