Autobotti in strada, pozzi requisiti ai privati da collegare alla rete pubblica, dighe esauste (o non collegate), usi impropri e perdite di rete quantificabili al 50% rispetto all’acqua erogata: l’emergenza idrica che stringe il collo alla parte meridionale della Calabria non accenna a diminuire, e si somma  ad una mancanza di piogge che da mesi non da tregua a agricoltori e semplici cittadini, che l’acqua, da settimane, la vedono solo con il contagocce. È l’area metropolitana di Reggio la zona che soffre i disagi più acuti di questa siccità record, ma il resto della provincia non se la passa meglio. Nell’area Grecanica, come nella Locride o nella Piana: il territorio reggino paga arretratezze strutturali e inefficienze tecniche che affondano nel passato e che, vista la scarsità di precipitazioni degli ultimi tempi, costringono i cittadini a lunghi periodi (soprattutto nelle ore notturne, ma non solo) “a secco”, proprio come i rubinetti delle loro case. Una situazione così grave che è stata necessaria una riunione in Prefettura con i tecnici di Sorical (a cui ne seguirà un’altra domani con i tecnici della città metropolitana) per tentare di organizzare le “difese passive” contro una siccità che non accenna a diminuire.

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Siccità in Calabria, la diga del Menta al 40% della portata

Ridotta a meno del 40% della sua portata massima (appena sette milioni di metri cubi d’acqua su un totale di quasi 18), la diga del Menta che, dall’Aspromonte garantisce buona parte della riserva idrica di Reggio, fa i conti con una programmazione di fornitura che, se non cambiano le cose, deve essere rispettata rigorosamente almeno fino al prossimo autunno: difficile pensare di aumentare la portata dell’acqua destinata alla città in questo periodo di forte crisi, anche perché, garantiscono i tecnici Sorical, molta della risorsa idrica si perde nelle condutture colabrodo che riforniscono l’area dello Stretto. Al momento il rapporto è di 1 a 2: nella sostanza, di tutta l’acqua che viene convogliata dall’invaso (che coprirebbe il fabbisogno di una città di circa 300 mila abitanti), circa la metà si perde nella fatiscente rete idrica che serve Reggio. Uno spreco antico e che, nonostante i finanziamenti a cui ha avuto accesso la città metropolitana, non sarà sanato in tempi brevi. «Da quando ci siamo insediati nel maggio scorso – fanno sapere da Sorical – abbiamo messo una pezza, solo nel territorio cittadino, a circa 300 perdite. Ma queste sono solo quelle che affioravano sulla strada».

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Le autobotti per curare la grande sete

Quello delle autobotti in strada che riforniscono i cittadini in fila con secchi, damigiane e borracce non sarà più un servizio “a chiamata” come avvenuto finora: i tre mezzi disponibili (ma il numero dovrebbe crescere) che da giorni servono la zona sud della città verranno strutturate e, già dalle prossime ore, dovrebbero fornire un servizio continuo sette giorni su sette ai tanti reggini che guardano sconsolati i rubinetti secchi delle loro abitazioni. Una situazione al limite del sostenibile ma che si è resa necessaria visto che i pozzi che servono quel quadrante della città sono esauriti o in via di esaurimento; una situazione che potrebbe allievarsi, almeno parzialmente, nel caso di precipitazioni nei prossimi giorni ma che deve fare i conti anche con l’utilizzo improprio dell’acqua da parte di tanti cittadini che, nonostante i tanti richiami e le numerose ordinanze, continuano ad innaffiare giardini, lavare auto e rinfrescare piazzali. Un malcostume ancora troppo diffuso, soprattutto tra i negazionisti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici.

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I pozzi requisiti e collegati alla rete idrica

E se le autobotti “strutturate” restano la punta dell’iceberg di una crisi che continua a peggiorare, per alleviare i disagi della cittadinanza, nella riunione in Prefettura si è anche deciso di “requisire” una serie di pozzi privati (visto che quelli pubblici sono ormai, letteralmente, agli sgoccioli) che saranno collegati alla rete idrica cittadina. Si tratta di una serie di opere che si trovano nella parte sud della città e che garantiranno, nei limiti del possibile, un aiuto alle disastrate riserve cittadine.