Un "Cavaliere di Cristo". In una dichiarazione resa da Roberto Porcaro ai magistrati antimafia di Catanzaro, viene svelata una "nuova dote" della 'ndrangheta. Propalazioni che fanno discutere per come la mafia utilizzi la simbologia religiosa per accrescere il livello criminale, scalando i vertici delle cosche. Parole, quelle di Porcaro, che vengono riportate nella seconda parte del verbale in cui l'ex "reggente" del clan degli italiani di Cosenza spiegava di aver partecipato a una riunione per l'omicidio di Luca Bruni e rivelava di aver ricevuto in carcere una lettera di Francesco Patitucci.
 
Il collaboratore circoscrive questo momento subito dopo l'operazione "Testa di Serpente". «Nel gennaio 2020 sono stato condotto presso il carcere di Voghera dove ho conosciuto Rocco Zangrà di Rizziconi, un uomo di circa 50 anni che era stato arrestato ad Asti nell'ambito di un'operazione antimafia nei confronti della famiglia Emma di Seminara, collegati ai Gioffrè. Questo Rocco Zangrà, dopo aver chiesto di me, mi ha portato i saluti di Michele Oppedisano, dicendomi che sapeva il mio livello criminale. Anche se non eravamo nella stessa sezione, con lo stesso è nata un'amicizia nel corso dei mesi ogni qualvolta capitava di incontrarci» evidenzia Porcaro.  
 
«All'incirca nel 2021, su mia iniziativa, in ragione dello stato di detenzione che cominciava ad essere significativo e sapendo i rapporti di Michele Di Puppo con Michele Oppedisano, mi sono permesso di chiedere allo Zangrà, se ci fosse la possibilità di salire di livello nella gerarchia di 'ndrangheta. Zangrà, dopo aver mandato l'imbasciata all'esterno e aver ricevuto il benestare di Michele Oppedisano, mi ha conferito la dote di "Cavaliere di Cristo", in un incontro mentre lui portava i carrelli della cucina» spiega Porcaro.   
 
«Nella "copiata" vi riferisco i nomi che avevo appuntato su un taccuino e corrispondono a quelli di Mico Oppedisano per la zona tirrenica, Gattuso per Reggio centro e Commisso "il mastro" per la zona ionica. La formula non mi è stata riferita in quell'occasione, trattandosi anche di un incontro abbastanza veloce, mentre mi è stato indicato come segno di riconoscimento il gesto delle braccia incrociate sul petto con il palmo delle mani appoggiato sulle spalle opposte». In questa circostanza, il pentito Roberto Porcaro ha affermato di aver conosciuto informalmente altre "doti di 'ndrangheta", come "corona", "bastone di Mosè", "crimine" e "infinito".