Il rapporto annuale dell’Anac dedica un capitolo al progetto. E sottolinea i rischi sulla sostenibilità dell’opera e sul troppo potere affidato a Eurolink. Focus sui subappalti: «Servono più garanzie»
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Rapporti con la società concessionaria, verifica della sostenibilità economica e garanzie sui subappalti: si intrecciano prevalentemente su questi tre punti i dubbi e le perplessità che Anac ha certificato, nella sua relazione annuale presentata in Parlamento un paio di giorni fa, rispetto alla realizzazione del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia.
«L’autorità – si legge nella lunga relazione che riserva un paragrafo anche al ponte sullo Stretto – ha rilevato la necessità di chiarire meglio l’estensione dei poteri di controllo e vigilanza esercitabili dal Commissario straordinario nei confronti di Stretto di Messina spa e dei relativi poteri sostitutivi dell’ente titolare dell’investimenti».
Sempre rispetto alla società concessionaria (cioè la Stretto di Messina spa), l’Anac sottolinea come sia necessario «richiamare esplicitamente la società stessa, in quanto società in house (cioè riconducibile alla pubblica amministrazione, ndr) al rispetto degli adempimenti di legge in tema di prevenzione della corruzione».
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Ad attirare l’attenzione dell’autorità anticorruzione, c’è poi un aspetto fondamentale di un opera faraonica (con un costo stimato di, almeno, 14 miliardi di euro) su cui si discute da decenni e che, per decenni, ha fagocitato considerevoli risorse pubbliche: «Un altro aspetto di primaria rilevanza – si legge ancora nella relazione firmata dal presidente di Anac Giuseppe Busia - è quello relativo alla necessità di una attenta verifica della sostenibilità dell'opera, dal momento che i costi dell'opera potrebbero subire notevoli aumenti, anche in considerazione di ulteriori richieste e prescrizioni che potrebbero essere formulate dal contraente generale, del quale sarebbe altresì opportuno ribadire la responsabilità in ordine al rispetto delle tempistiche di esecuzione dei lavori». Ma non c’è solo la paura del mancato rispetto dei tempi previsti da parte del contraente generale (il consorzio Eurolink) nella relazione di Anac.
L’ente anticorruzione infatti sottolinea che il rapporto con la stessa Eurolink «appare sbilanciato anche in considerazione del fatto che il riconoscimento implicito della validità al 2023 del progetto del 2011 - rispetto al quale è altresì pendente un contenzioso - finisce per attribuire allo stesso un notevolissimo potere contrattuale nell'ambito della definizione del contenzioso pregresso e nella determinazione di eventuali varianti e del relativo costo».
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Nell’ambito di un progetto datato 2011 e “riaggiornato”, in una manciata di mesi, dalla Stretto di Messina, l’autorità anticorruzione sottolinea la necessità di tenere alta l’attenzione rispetto alle varianti in corso d’opera: «È di fondamentale importanza – si legge nel documento – la verifica del rispetto delle condizioni e dei vincoli previsti dalla disciplina eurounitaria, anche al fine di evitare potenziali procedure di infrazione comunitaria». E ancora, sottolinea Anac, serve prevedere «espresse garanzie rispetto all’applicazione dell’istituto del subappalto» e valorizzare le responsabilità del contraente generale, in quanto soggetto connotato da un ampio margine di libertà nella realizzazione dell'opera al quale deve fare da contrappeso una definizione rigorosa e puntuale delle obbligazioni degli impegni e dei rischi di cui deve farsi carico, anche con riferimento ai termini di ultimazione dell’opera e alle relative penali».