Mentre il mondo celebra la Festa delle donne le bombe continuano a piovere sulle città ucraine spargendo morte e disperazione. Le storie simbolo della sofferenza di un popolo (ASCOLTA L'AUDIO)
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L’8 marzo ha il volto Marina. Il volto deformato dal dolore di chi ha perso tutto. Di chi ha perso l’unica ragione di vita, di chi ha perso un bambino di 18 mesi ucciso dalle bombe che stanno dilaniando l’Ucraina da dieci giorni.
Un reporter dell'Associated Press ha ripreso la scena: un uomo corre dentro un ospedale con un piccolo fagotto insanguinato tra le braccia, dietro di lui una giovane donna con il volto devastato e la maglietta grigia macchiata di sangue all'altezza del petto quasi lo insegue. Tentano disperatamente di salvare il loro Kirill, avvolto in una copertina celeste. Ma in un ospedale senza più corrente elettrica, dove le visite si fanno alla luce dei cellulari, i medici restano impotenti e per Kirill non c'è più niente da fare. Il bambino resta lì, inerme, su una lettiga.
L’8 marzo ha il volto di Polina. Insieme al fratellino Semyon, e come tanti altri bambini ucraini, è morta nei bombardamenti russi su Mariupol, la città nel sudest del Paese.
L’8 marzo ha il volto di Anastasia. Lei ha affrontato un viaggio estenuante di tre giorni perché «temeva di partorire sotto le bombe». Il suo piccolo è nato all’ospedale di Cosenza circondato da una straordinaria accoglienza.
L’8 marzo ha il volto di Olena ritratta in una delle foto simbolo del conflitto in Ucraina. È stata colpita dai vetri di una finestra, in frantumi a causa di un missile dell’aviazione russa.
L’8 marzo ha il volto insanguinato di una donna riversa sull’asfalto circondata dai cadaveri dei suoi due figli bambini, con ancora addosso gli zainetti e nelle mani i trolley mentre cercavano di scappare.
Ma l’8 marzo ha anche il volto di Serhii, un padre ucraino che piange la morte del figlio 16enne Iliya. Il giovane, avvolto senza vita in un lenzuolo bianco macchiato di sangue, è stato colpito mentre stava giocando a calcio con due amici vicino alla loro scuola.
La giornata delle donne ha il volto di tutte le famiglie che stanno disperatamente cercando di resistere negli anfratti più bui delle città rase al suolo, di chi fugge nell’estremo tentativo di trovare una speranza, ha il volto delle donne russe malmenate e arrestate dalla polizia russa a San Pietroburgo perché manifestavano contro la guerra, sono le donne che aprono le porte delle loro case per accogliere chi fugge dalla guerra, sono le donne che lasciano pacchi colmi di medicine e amore ai pullman in partenza per l’Ucraina.
Oggi non è solo la giornata internazionale dei diritti della donna, oggi è l’ennesima giornata in cui gridiamo che la pace e la vita sono un diritto di tutti.