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Il sostituto procuratore generale Salvatore Curcio ha chiesto ai giudici della Corte di appello di lasciare immutata la sentenza emessa in primo grado dal giudice distrettuale per le udienze preliminari Assunta Maiore per otto imputati coinvolti nell'inchiesta antimafia denominata "Plinius", con cui la Dda di Catanzaro ha delineato stretti legami fra la criminalità dell'alto Tirreno cosentino, la cosca Valente-Stummo, ritenuta legata al clan Muto e la gestione politica del Comune di Scalea. In particolare il pg ha invocato per Piero Valente, di Scalea, la conferma della condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione; per l'ex assessore al Commercio Franco Galiano, 7 anni e 8 mesi; per l' ex componente della Giunta, Antonio Stummo, 4 anni e 8 mesi; Francesco Saverio La Greca, di Santa Domenica Talao, a 4 anni e 8 mesi; e per Roberto Cesareo, Andrea Esposito, Antonio Pignataro, tutti e tre di Cetraro e Franco Valente , di Scalea, il sostituto procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna a 3 anni e 4 mesi ciascuno. Un'inchiesta nome in codice "Plinius" che venne condotta dall'Arma dei carabinieri e sfociata, all'alba del 12 luglio del 2013, in un blitz per l'esecuzione di un'ordinanza cautelare a carico di 38 persone fra cui l'allora sindaco di Scalea, Pasquale Basile, eletto a capo di una lista civica, e 5 assessori della sua giunta. Non a caso, proprio quello stesso giorno, il Comune venne commissariato e successivamente, con decreto del 25 febbraio 2014, ne fu disposto lo scioglimento per infiltrazione mafiosa con affidamento della gestione a una commissione speciale. Dopo la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio alcuni imputati chiesero il rito abbreviato, che si concluse il primo aprile del 2014, con la sentenza del giudice distrettuale dell'udienza preliminare di Catanzaro, Assunta Maiore, che emise otto condanne, un po' più basse di quelle richieste dal pubblico ministero, Vincenzo Luberto, mentre altri imputati furono citati a giudizio immediato davanti al tribunale collegiale. La Corte di appello di Catanzaro ha rinviato il processo alle udienze del 12 e del 26 marzo per le arringhe dei difensori e la sentenza.
di Gabriella Passariello