Annullata l'ordinanza del Tribunale di Vibo del 14 aprile dello scorso anno relativa al rigetto dell’istanza di revoca degli arresti domiciliari nei confronti dell’avvocato Giancarlo Pittelli , imputato nel maxiprocesso Rinascita- Scott. È quanto ha stabilito il Tribunale del Riesame che arriva dopo un annullamento con rinvio ad opera della Corte Suprema di Cassazione. Il ricorso è stato presentato degli avvocati Staiano, Contestabile e Caiazza.

La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata oggetto di successiva modifica con sostituzione della misura in atto con quella non custodiale dell’obbligo di dimora, con provvedimento del Tribunale di Vibo Valentia del 19 dicembre scorso. Permanendo tuttavia l’interesse alla trattazione dell’appello, anche per l’interesse della difesa sussistenza o meno dei gravi indizi di colpevolezza per una eventuale azione di riparazione per ingiusta detenzione.

Per il Tribunale del Riesame, nel caso in esame «difetta la gravità indiziaria della asserita prestazione di ricerca delle informazioni contra ius e dei verbali non discoverati di Andrea Mantella. Tale vulnus non viene superato dalle allegazioni della Procura, che pur dimostrative di una condotta opaca di Pittelli e difficilmente catalogabile come professionale, e della sussistenza di legami, connotati anche da una certa frequenza, con Marinaro, agente dalla Dia dal quale, secondo il costrutto accusatorio, avrebbe reperito le informazioni segretate, in realtà, allo stato degli atti – scrivono i giudici del Riesame – e salvo più approfondita istruttoria dibattimentale, si arrestano al mero sospetto, non potendo affermarsi che i verbali e le informazioni in ordine alla collaborazione di Mantella fossero nella disponibilità di Pittelli o che Pittelli avesse gli strumenti e si fosse effettivamente attivato, tramite le proprie conoscenze per reperirli».

Sul punto appaiono rilevanti due aspetti evidenziati dalla difesa. Innanzitutto, il tenore della conversazione del 12 settembre 2016 con Giovanni Giamborino. Difatti “Pittelli affronta il tema della collaborazione di Mantella in modo confidenziale, con frasi che non preludono al disvelamento di segreti, ma piuttosto traspare l’immagine di un avvocato che, raccolte le informazioni sulla vicenda, anche da fonti notorie come il giornale, voglia dar luce alla propria importanza nella vicenda per supportare gli assistiti, finanche millantando la possibilità di reperire notizie ancora segrete sui fatti. Ma vi è di più. Nella conversazione del Giamborino con Ceravolo del 31.10.2016 il primo afferma che nessuno ha a disposizione i verbali delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia relativamente alle parti omissate, con la conseguenza logica che tale dato non è in possesso neanche di Pittelli. Ciò è confermato anche dalla conversazione tra Pittelli e Giamborino del 19 novembre 2016, allorquando Pittelli afferma, con riferimento a Mantella: «Io non posso dire quello che dirà questo, perché non lo sappiamo ancora». Ebbene, tale frase – rimarcano i giudici del Riesame – letta nell’intero contesto intercettato, a parere del Collegio conferma che i verbali non solo non sono in possesso di Pittelli al mese di novembre 2016, ma per di più non si fa neanche minimamente cenno alla possibilità di reperirli con le illecite ingerenze ed entrature dell’avvocato.

Per quanto concerne «il manoscritto rinvenuto in sede di perquisizione, il Tribunale del Riesame di Catanzaro ritiene che lo stesso, quand’anche dimostrativo di una illecita fuga di notizie in favore di Pittelli, tuttavia non prova il disvelamentoin assenza di altri elementi indiziari, di notizie riservate alla cosca Mancuso da parte dell’avvocato, essendo emerso, piuttosto, anche in ragione della informativa del Marinaro, un interesse dell’imputato ad avere notizie di indagini a suo carico e non per contribuire alla sopravvivenza o rafforzamento del sodalizio. Ne consegue l’accoglimento dell’appello con annullamento dell’ordinanza impugnata emessa dal Tribunale di Vibo Valentia e revoca della misura cautelare in atto».

L’ex deputato di Forza Italia non lascerà comunque i domiciliari in quanto detenuto nell’ambito di altra inchiesta denominata “Mala Pigna” e condotta dalla Dda di Reggio Calabria.