«Ciao Checco mio, per caso sei a Vazzano stasera? Siccome non ho la macchina me ne posso venire con te?». Fosse stato Checco, ad accompagnarlo e poi a riportarlo a casa, quella sera del 25 ottobre del 2012, forse Filippo Ceravolo sarebbe ancora vivo. Con l’auto in panne, ferma in officina, Filippo voleva raggiungere la fidanzata e, poi, tornare in tempo nella sua casa di Soriano per vedere in tv la sua amata Juve assieme a papà Martino.

Filippo, per tornare a casa, dovette così chiedere un passaggio ad un altro giovane compaesano, Domenico, che non immaginava potesse divenire il bersaglio di un agguato per la sua vicinanza agli uomini del clan Emanuele, nuovamente in guerra con gli storici rivali dei Loielo. Nei pressi del calvario, tra Pizzoni e Vazzano, l’attentato. Domenico ne uscì illeso, Filippo – che nulla c’entrava, vittima innocente – fu invece massacrato a colpi di fucile all’interno dell’auto poi finita in una scarpata. Spirò poco, al termine dell’inutile corsa dell’ambulanza verso l’ospedale Jazzolino.

Fosse stato con Checco, forse stasera papà Martino e mamma Anna non sarebbero stati in viaggio alla volta di Napoli, dove lunedì prenderanno parte alla marcia annuale promossa da Libera in memoria delle vittime innocenti delle mafie.

«Abbiamo fatto del nostro dolore la nostra forza – dice Martino – Eventi come questi servono, perché tutte le vittime, perché noi, come i nostri figli, fratelli, sorelle, genitori, uccisi da innocenti dalle mafie questo siamo, ci facciamo forza a vicenda. Non solo condividiamo il nostro dolore, ma facciamo memoria affinché nessuno dimentichi». Contestualmente alla marcia di Napoli, vi saranno presidi di Libera in diverse regioni d’Italia. In Calabria centrale sarà l’evento che si terrà, sempre la mattina del 21 marzo a Gerocarne, roccaforte del clan Emanuele e avamposto della guerra di mafia nel cui contesto è maturato l’omicidio dell’innocente Ceravolo. Un evento coordinato dal referente regionale dell’associazione guidata da don Luigi Ciotti, Giuseppe Borrello.

Non smette di sperare, il papà di Filippo, che prima o poi la giustizia catturi, processi e condanni gli assassini. Nelle scorse settimane, attraverso l’avvocato Michele Gigliotti, ha anche prodotto un’istanza per conoscere lo stato del procedimento. Un’istanza sul cui esito lo stesso penalista che assiste la famiglia Ceravolo mantiene il riserbo. «Ovviamente sapevamo e sappiamo che nessuna notizia la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro può riferirci in merito ad indagini eventualmente in corso – spiega l’avvocato Gigliotti – Al di là di ciò, però, non posso non evidenziare la sensibilità che abbiamo comunque colto da parte degli organi inquirenti e ciò alimenta la speranza che su questo caso possa finalmente esserci la luce e la giustizia che la famiglia Ceravolo aspetta e che merita».