Il Collegio ha comminato due anni e sei mesi di carcere per Domenico Montenegro e Vincenzo Militano mentre Andrea Joculano è stato compeltamente scagionato. I tre erano accusati di aver preteso il pagamento del "pizzo" all'impresa impegnata nei lavori di riqualificazione di piazza Primo Maggio
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Il Tribunale di Palmi, presieduto da Francesco Jacinto, ha assolto “per non avere commesso il fatto” Andrea Ioculano, 32 anni, di Palmi, difeso dall’avvocato Giuseppe Alvaro. Durate la propria requisitoria il pm Salvatore Rossello aveva invece, richiesto la condanna alla 3 anni di reclusione. L’imputato, titolare di un avviato esercizio commerciale del centro storico di Palmi, era accusato di tentata estorsione, in concorso con altre persone, perpetrata ai danni del titolare della ditta appaltatrice dei lavori di rifacimento della pavimentazione e di riqualificazione di piazza Primo Maggio; lavori realizzati nel 2016.
Il Collegio, per questo fatto, ha condannato a due anni e sei mesi di reclusione Domenico Montenegro, originario di Seminara, e Vincenzo Militano di Palmi, entrambi, difesi dall’avvocato Giovanni Piccolo. Il pm aveva invocato una condanna a tre anni per Montenegro e a tre anni e sei mesi per Militano. L’indagine era stata avviata dagli agenti del Commissariato di Polizia di Palmi ed era sfociata nell’emissione, da parte del Gip, di un’ordinanza cautelare a carico dei tre giovani coinvolti nell’inchiesta; ordinanza successivamente confermata dal Tribunale del Riesame. A Ioculano veniva contestato di aver svolto il ruolo di intermediario nella richiesta di pagamento di una tangente presumibilmente avanzata dagli altri due imputati, i quali, dopo essersi recati due volte alla sede della ditta esecutrice dei lavori, pretendendo di fissare un incontro con il titolare, avrebbero fermato il 26 gennaio 2016, lungo la strada Palmi di "Ponte Vecchio", l’automobile su cui viaggiavano gli operai della ditta, intimando loro di non tornare a lavorare nel cantiere di Palmi il giorno seguente.
Inoltre, avrebbero chiesto di riferire al loro datore di lavoro di recarsi il giorno seguente al bar di Ioculano, il quale, secondo l’ipotesi accusatoria, gli avrebbe dato indicazioni su come entrare in contatto con gli estorsori. Le fonti di accusa consistevano nei numerosi verbali delle sommarie informazioni raccolte dagli agenti di Polizia e nelle intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte dagli inquirenti. A carico del trentaduenne, in particolare, vi erano le dichiarazioni rilasciate da un informatore di polizia, il quale lo aveva chiamato in causa sostenendo di aver appreso del suo coinvolgimento direttamente dal titolare della società appaltatrice dei lavori.In dibattimento l’avvocato Alvaro, per dimostrare l’innocenza del giovane palmese, ha sollecitato il confronto tra l’informatore di polizia e la persona offesa, dal quale sono emersi spunti difensivi utilizzati dal legale per sostenere l’inattendibilità dell’informatore e la fragilità degli elementi accusatori a carico del suo assistito. In esito alla complessa discussione, il Tribunale ha pronunciato l’assoluzione nei confronti di Ioculano, mentre ha ritenuto fondate le tesi accusatorie illustrate dal pm nei confronti degli altri due imputati.