L’aggressione a un infermiere dà il via a una visita disposta dal Dap a Catanzaro. Il dialogo tra provveditore ed ex direttrice per provare ad anestetizzare la relazione: il tentativo fallisce e le prescrizioni sul penitenziario sono addirittura 71
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Un’ispezione sfuggita di mano e conclusa con 71 prescrizioni, alcune delle quali anticipano il contenuto dell’inchiesta della Dda di Catanzaro sul sistema di gestione del carcere di Siano. Il documento redatto dal Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) parla di pacchi destinati ai detenuti e gestiti in maniera allegra, di metal detector non funzionanti e scarsi controlli sulle visite dei familiari dei reclusi. In parte, sembra richiamare una delle frasi shock dell’ex direttrice del penitenziario Angela Paravati: «Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi, dice… qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro?». Il riferimento è a una protesta in carcere e ai presunti favori riservati ai detenuti che, in una certa misura, finiscono anche nella relazione ispettiva.
«La sanità a Siano è stata distrutta dalla mancanza di sicurezza. Quindi non si recupera. Se non c’è il ripristino della sicurezza andrà sempre peggio». Il commento di un medico arriva dopo l’ennesimo episodio di violenza registrato in una relazione di servizio del 9 marzo 2022.
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Un detenuto, «contrariato perché voleva effettuare una telefonata con la fidanzata» non autorizzata dal carcere in cui era detenuta, aveva strattonato un agente, riuscendo a portargli via le chiavi della sezione. In quelle fasi concitate, il detenuto avrebbe preso «in ostaggio un infermiere» e brandito un oggetto appuntito, probabilmente una penna, prima di calmarsi. È il caso all’origine dell’ispezione svolta nel carcere di Siano tra il 16 e il 20 maggio 2022, un altro dei passaggi che evidenzia le disfunzioni nella gestione del penitenziario, definita «inquietante» dal procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla. L’ex direttrice Angela Paravati e un medico del penitenziario commentano i fatti. Per il sanitario, quel detenuto si atteggia a «proprietario del carcere»; tra le altre cose, «solo pochi giorni prima, si era introdotto liberamente in infermeria, spaventando il personale sanitario presente, senza che nessuno vi si opponesse».
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Paravati spiega che dovrà necessariamente scrivere una relazione sui fatti, non ha altra scelta: «Va relazionato tutto», dice. E specifica «che avrebbe agito diversamente se non fosse stato coinvolto personale esterno». La presenza di un civile rendeva obbligatoria la segnalazione. In ogni caso, la manager dice che sottolineerà nella relazione «la circostanza che si tratta di un “detenuto psichiatrico”, per “affievolire” – è un’osservazione dei pm della Dda di Catanzaro – le responsabilità penali per le azioni compiute».
Dalla relazione nasce la decisione del Dap di disporre un’ispezione straordinaria nel carcere di Siano. Paravati lo apprende «in via del tutto confidenziale». «Tu fai finta di non sapere niente», le dice la sua fonte, che è il provveditore del Prap Calabria (Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) Gerardo Liberato Guerriero (indagato nell’inchiesta Open Gates della Dda). «Mi hanno appena chiamato – dice Guerriero – è in arrivo una visita ispettiva». «Nooo», risponde Paravati. L’amico, tuttavia, la tranquillizza: «Non riguarda te, anche se poi la visita comunque investirà tutto l’istituto… ma probabilmente trae spunto da qualche nota che hai fatto tu e che ho ripreso io soprattutto sui commissari, sul comandante su coso… (…) tu fai finta di non sapere niente».
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L’ispezione, però, sfugge a ogni tentativo di anestetizzarla. Ed è lo stesso Guerriero a spiegare all’ex direttrice che c’erano «prescrizioni abbastanza pesanti» nei confronti della comandante del reparto di Polizia penitenziaria Simona Poli, indagata nell’inchiesta. In effetti le anticipazioni sono fondate: l’ispezione «mette in luce gravi carenze nel sistema dei controlli» e gli ispettori del Dap elaborano addirittura 71 prescrizioni «al fine di risolvere le criticità rilevate». Alcune assumono un rilievo particolare alla luce dell’indagine che ha svelato il sistema che (s)governava il carcere di Catanzaro.
Ci sono «familiari dei detenuti che accedono in istituto per i colloqui» senza essere accompagnati, «muovendosi autonomamente e anche facendo uso di telefoni cellulari alla presenza di detenuti lavoranti negli spazi esterni dell’istituto». C’è una porta metal detector che non rileva la presenza di cellulari. E detenuti che accedono al settore controllo pacchi senza essere accompagnati dagli agenti della polizia penitenziaria. Ci sarebbero da riorganizzare anche le sezioni Alta sicurezza 1 e 3. Tutte prescrizioni che, in qualche modo, anticipano il contenuto dell’inchiesta.