Emergono nuovi particolari in merito all’operazione “Recherche. Le attività condotte dalla Polizia di Stato sotto la direzione della Dda di Reggio Calabria, hanno portato stamane a undici arresti. Tra questi vi sono diversi fiancheggiatori che curavano e gestivano la latitanza di Marcello Pesce, fungendo da “vivandieri”, assicurandone i collegamenti con gli altri membri della cosca e, più in generale, con i familiari, procurando loro appuntamenti con soggetti terzi o riportando loro e per loro conto le “imbasciate”.

 

Le condotte di aiuto dei sodali si sono concretizzate nella messa a disposizione di quanto necessario alla protrazione dello stato di latitanza dell’uomo, alla sua assistenza morale e materiale ed alla creazione, a tal fine, di una rete di supporto e di tutela, così come avvenuto con l’effettuazione delle staffette dirette ad evitare l’intervento delle forze dell’ordine sia all’atto dei vari spostamenti del latitante e sia quando i sodali, i familiari e/o terzi soggetti si recavano presso i vari covi e nel procurare appuntamenti con soggetti terzi e garantire gli incontri tra il latitante ed i sodali.

 

Le immagini di videosorveglianza. E’ stato possibile ricostruire nei minimi particolari i movimenti dei sodali attraverso le immagini registrate dalle telecamere installate lungo i percorsi stradali che conducevano al covo del latitante in Rosarno, laddove Marcello Pesce è stato localizzato e arrestato l’1 dicembre 2016 all’esito di un blitz.

 

L’analisi degli spostamenti effettuati da Filippo Scordino e dagli altri fiancheggiatori, tutti individuati e arrestati nel corso della notte, sempre con particolari modalità esecutive ed accortezze, ha consentito agli investigatori della Polizia di Stato di comprendere che egli aveva assunto un ruolo sempre più importante nella gestione della latitanza.

 

I contrasti per la gestione dei trasporti degli agrumi. Le indagini condotte dalla Polizia di Stato hanno portato alla luce alcuni disaccordi nella gestione del trasporto degli agrumi per conto di alcuni produttori di Rosarno, sorti tra le articolazioni della cosca PESCE facenti capo da un lato al latitante Marcello Pesce e dall’altro a quella di Vincenzo Pesce inteso u pacciu (già detenuto), i cui interessi erano curati dai figli Savino ed Antonino. Alla base delle frizioni, la rivendicazione dei figli di Vincenzo Pesce della gestione del trasporto, con mezzi propri o delle società ad essi riconducibili, degli agrumi prodotti nelle aree ricadenti sotto la loro influenza criminale.

 

Stroncato traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini finalizzate alla cattura del latitante Marcello Pesce, hanno altresì portato alla luce un articolato traffico di sostanze stupefacenti sull’asse Rosarno, Cosenza e Catania, riscontrato da alcuni sequestri, fra i quali uno di 67 Kg di marijuana effettuato nel 2015 agli imbarcaderi di Villa San Giovanni (RC), che ha portato all’arresto dell’autista di un autocarro - un catanese di 34 anni - all’interno del quale le droga era stata occultata per essere trasportata in Sicilia.