Fu trovato durante una perquisizione dei carabinieri nel garage dei fratelli Muscia. Due giorni dopo un pizzino ai La Rosa: «L'obiettivo eravate voi» e il sospetto che fosse un bluff
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Un chilo e trecento grammi di polvere pirica. Un ordigno «micidiale», secondo gli artificieri dell’Arma che lo fecero poi brillare. Venne sequestrato nel febbraio del 2019 in un garage di Tropea ai fratelli Domenico e Massimo Muscia: i carabinieri, impegnati in un’attività di controllo del territorio, li notarono un po’ nervosi e così, insospettiti, diedero avvio alla perquisizione; quindi la scoperta. Cosa, o chi, doveva saltare in aria? Pochi giorni dopo la diffusione della notizia di quel clamoroso sequestro e dei due arresti, a Tropea accade qualcosa di inatteso, monitorato – in presa diretta – dai poderosi mezzi di intercettazione messi in campo del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e dalle Squadre mobili di Catanzaro e Vibo Valentia: tutto verrà dettagliato nella corposa informativa che costituisce l’architrave dell’indagine Olimpo.
Sono le 12.14 del 22 febbraio 2014, via Stazione, nei pressi di piazza Vittorio Veneto, a Tropea. Michele Bruzzese, detto “Briatore”, raggiunge il cognato Tonino La Rosa, alias “Ciondolino”. La Rosa è il boss della Perla del Tirreno, subordinato sì ai Mancuso ma comunque capomafia a tutto tondo. Bruzzese consegna un «foglio di carta ripiegato su se stesso», La Rosa lo cela immediatamente in una tasca del giubbino e si defila per leggerlo in disparte.
Lo raggiungono Domenico Polito, malavitoso di un certo peso – visti i precedenti giudiziari – della Costa degli dei, e Domenico Mancuso “The red”, figlio del boss Diego. I tre discutono dietro un furgone che poi si allontana, con il solo Mancuso a bordo. La Rosa, a questo punto esposto alla telecamera della polizia, si allontana da Polito e tira fuori il biglietto ricevuto da Michele Bruzzese. Lo zoom coglie buona parte di quel che vi è scritto: «Carissimi famiglia La Rosa, eravate voi l’obiettivo dell’attentato dei fratelli. In particolare era ’u Bimbu. Di ricordare cosa ha fatto anni fa quando la nostra poveretta…». ’U Bimbu è il soprannome con il quale è conosciuto Francesco La Rosa, fratello minore del boss Tonino.