I figli del boss Peppe Mancuso sarebbero stati impegnati a estorcere denaro alle imprese senza dividere con i La Rosa che per ottenere la loro parte si sarebbero rivolti in seguito al clan Lo Bianco-Barba
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Sarebbero finite anche le opere di efficientamento energetico presso il presidio ospedaliero di Tropea nel mirino dei clan. Per il reato di estorsione – nell’ambito dell’operazione Olimpo – sono infatti indagati ( e tutti arrestati) in otto: Antonio La Rosa, 61 anni, Francesco La Rosa, 52 anni, di Tropea, alias “U Bimbu”, Domenico La Rosa, 85 anni, di Tropea, detto “Zio Mico” (padre di Antonio e Francesco), Domenico Polito, 59 anni, di Tropea, Antonio Mancuso, 40 anni, di Limbadi, Domenico Mancuso, 48 anni, di Limbadi (fratello di Antonio, entrambi figli del boss Giuseppe Mancuso cl. ’49), Paolino Lo Bianco, 60 anni, di Vibo, e Vincenzo Barba, 71 anni, detto “Il Musichiere”, anche lui di Vibo.
Le indagini prendono avvio da una conversazione captata in data 17 dicembre 2018, nella quale Antonio La Rosa, Domenico La Rosa e Mimmo Polito parlavano dei lavori di ristrutturazione esterna dell’ospedale di Tropea; in particolare, Antonio La Rosa riferiva che tale Paolo, identificato in Paolo Lo Bianco, gli aveva detto di non inviare messaggi (“imbasciate”) perchè le forze dell’ordine stavano cercando di arrestarlo, evidenziando altresì che era Enzo Barba ad essere stato incaricato di seguire la vicenda.
Dal racconto di Antonio (Tonino) La Rosa, il quale riportava il dialogo intervenuto tra lui stesso e Lo Bianco, per il gip «emerge l’interesse di entrambi i gruppi di criminalità organizzata locale nella vicenda».
A questo punto interveniva nella conversazione anche Francesco La Rosa paventando un gesto estremo nei confronti dell’impresa, cosa che veniva scongiurata dal fratello Antonio in considerazione del fatto che la zona rientrava per lo più nell’area di competenza di tale “’Ntoni”. Mimmo Polito avrebbe quindi proposto di avvicinare direttamente il citato ‘Ntoni prospettandogli di dividere la quota ricevuta, proposta che, tuttavia, non tranquillizzava Francesco La Rosa il quale ribadiva che terze persone non avrebbero dovuto prendere accordi senza il loro permesso. Nel prosieguo del medesimo dialogo, allontanatisi gli altri interlocutori, Antonio La Rosa conversava con il fratello Francesco a proposito del timore di essere estromessi dagli utili derivanti dai lavori dell’ospedale, chiamando in causa anche Ninja (soprannome di Domenico Mancuso) sul fronte dell’estorsione in danno delle imprese impegnate nei predetti lavori.
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