Pochissime le reazioni all’inchiesta della Dda di Catanzaro illustrata ieri dal procuratore Gratteri. Tra coloro che sono intervenuti per sottolineare l’importanza dell'indagine anche il presidente Occhiuto e il sottosegretario Wanda Ferro
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«Oggi si è concluso un lavoro molto importante che ha riguardato la provincia di Vibo Valentia, riteniamo che qui ci sia una 'ndrangheta di Serie A, pervasiva, che controlla tutto». Le parole con cui il procuratore Nicola Gratteri ha aperto ieri la conferenza stampa per illustrare gli esiti dell’operazione Maestrale-Carthago, che ha visto l’arresto di 81 persone, hanno immediatamente messo in luce la rilevanza di un’inchiesta che punta a liberare dal giogo della ‘ndrangheta un intero territorio per troppo tempo inquinato dalla pervicace arroganza del potere mafioso.
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Un evento, dunque, che la politica e i maggiori protagonisti della società civile avrebbe dovuto accogliere con unanime soddisfazione, facendo sentire alla Procura di Catanzaro il proprio sostegno e mandando un messaggio preciso all’opinione pubblica: noi siamo al fianco di con chi lotta contro la ‘ndrangheta. Invece, salvo poche eccezioni, tutte concentrate nel centrodestra, non si sono registrate reazioni dai principali protagonisti della scena politica e sociale.
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Occhiuto: «Regione al fianco degli inquirenti»
Tra coloro che sono intervenuti per congratularsi con gli investigatori, c’è stato il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto: «Un'altra importante operazione antimafia – si legge in una nota diramata dal governatore - è stata realizzata dalla Direzione distrettuale di Catanzaro contro la presenza criminale nel Vibonese e finalizzata a bonificare il territorio da illegalità e insane collusioni che inquinano le nostre comunità e ne condizionano crescita e vivere civile. Alla magistratura e all’Arma dei Carabinieri che con grande impegno e dedizione hanno portato a compimento questa indagine va il nostro ringraziamento. L'istituzione Regione è al fianco degli inquirenti e delle forze dell'ordine, e con ogni sforzo sostiene l’impegno degli uomini dello Stato per una Calabria libera, onesta e perbene».
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Saccomanno (Lega): «Grazie Gratteri»
Anche dalla Lega è venuto il plauso per l’operazione, con il commissario regionale del partito, Giacomo Francesco Saccomanno, che ha rimarcato come l’inchiesta Maestrale-Carthago dimostri «che il sistema criminale è pesantemente penetrato nelle istituzioni e nella società civile». «Una indagine che ha dimostrato uno spaccato inquietante e che deve far riflettere tutti – continua una nota di Saccomanno -. In particolare le istituzioni, la politica e la società civile. Grazie a Nicola Gratteri ed al suo coraggio si stanno scoperchiando omicidi, estorsioni, collusioni e, comunque, un sistema criminale ben integrato. Un forte plauso alla Procura distrettuale antimafia, ai magistrati, alle forze dell’ordine ed a tutti coloro che hanno partecipato ad accertare tanti possibili reati. La Calabria ha necessità di chiarezza e trasparenza e di un’azione amministrativa impermeabile e al di sopra di qualsiasi sospetto».
Di Bartolo (Pd Vibo): «La libertà intimorisce la 'ndrangheta»
Da sinistra interviene soltanto il segretario provinciale del Pd di Vibo Valentia, Giovanni Di Bartolo: «La libertà intimorisce la ‘ndrangheta. È questo il messaggio dirompente di cui tutti dobbiamo essere custodi e artefici nella realtà di ogni giorno. L’impegno portato avanti in questi anni nel ricordo di Maria Chindamo, insieme ai familiari, alle istituzioni, alle associazioni e ai cittadini, grazie al lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, ha reso più vicine la verità e la giustizia. La rinascita della Calabria, la costruzione di un futuro di libertà e di crescita per il nostro territorio, – si legge in una nota – deve essere l’impegno collettivo da rinnovare con rigore e coerenza, mettendo al centro di ogni azione quotidiana i valori irrinunciabili di legalità, di giustizia e di solidarietà». (Nel pomeriggio è stata diramata una nota anche dal Pd regionale).
Graziano (Azione): «La 'ndrangheta non ha onore»
Di «particolari inquietanti che ci invitano a fare una riflessione profonda sulla crudeltà della criminalità organizzata, che non risparmia donne e bambini», ha parlato il consigliere regionale di Azione, Giuseppe Graziano: «Altro che codici d'onore! Ne sappiamo qualcosa nella Sibaritide della crudeltà della 'ndrangheta, dopo l'omicidio del piccolo Coco Campolongo. E continuiamo oggi a conoscerne, grazie alla bravura dei nostri inquirenti, le trame ancora più oscure e schifose. Le istituzioni possono fare qualcosa? Si, non solo dando maggiori strumenti agli inquirenti ma garantendo certezza della pena a chi si rende autore di queste atrocità».
Ferro: «Giustizia per Maria Chindamo»
Dal canto suo, anche il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro ha voluto concentrarsi sulla terribile sorte toccata all’imprenditrice Maria Chindamo, barbaramente uccisa nel 2016 e data in pasto ai maiali. Ferro, che è anche la coordinatrice calabrese di Fratelli d’Italia, ha sottolineato come l’operazione Maestrale-Carthago abbia «fatto luce sui presunti responsabili in concorso nell’omicidio di Maria Chindamo, punita con una morte orribile per la sua scelta di libertà e la sua determinazione nel difendere dagli appetiti mafiosi le terre su cui a Limbadi aveva costruito la sua azienda agricola». Dunque, secondo il sottosegretario, «lo Stato ha dato la risposta che la famiglia Chindamo ha atteso in questi anni, in cui ha vissuto questo assurdo e ingiustificato dolore con forza e determinazione, ma anche con grande compostezza e fiducia nelle istituzioni. Una fiducia che è stata ripagata, grazie ad un impegno incessante di magistratura e forze dell’ordine nella ricerca della verità, per rendere giustizia al sacrificio di una donna che si è opposta con coraggio ad un contesto criminale che ha mostrato tutta la sua ferocia».
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Parole che riecheggiano la struggente reazione del fratello di Maria Chindamo, Vincenzo, che ieri, ha commentato così la notizia degli esiti dell’inchiesta sulla morte della sorella: «Oggi l’aria ha il profumo della giustizia». Un profumo che, forse, non tutti hanno percepito abbastanza.