Il 34enne era accusato di appartenere alla famiglia Mongiardo Procopio operante nel territorio di Sant'Andrea sullo Ionio. La suprema corte ha annullato il capo associativo che gli era valsa in secondo grado una condanna a sette anni
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Lascia il carcere e torna in libertà, a distanza di cinque anni dall’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, il 34enne Francesco Procopio. Il giovane, raggiunto dall’ordinanza restrittiva nell’agosto del 2014, nell’ambito dell’operazione Hydris, è accusato a vario titolo di essere partecipe dell’organizzazione mafiosa denominata “Mongiardo-Procopio”, operante nel territorio di Sant’Andrea sullo Ionio nel catanzarese.
Ci son voluti ben tre gradi di giudizio per dimostrare l’invalidità dell’impianto accusatorio. La sesta sezione della Corte di Cassazione ha, infatti, accolto il ricorso presentato dal difensore Nunzio Raimondi, annullando la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro sia in relazione al capo associativo che in relazione ad altri capi della sentenza che lo avevano visto condannato complessivamente a sette anni di reclusione.
L’annullamento della sentenza da parte della Suprema Corte ha dunque aperto le porte del carcere per il giovane per il quale dovrà attendersi ora un nuovo giudizio dinnanzi a diversa Sezione della Corte di Appello, a seguito del rinvio disposto dalla Corte di Cassazione. Viva soddisfazione, per l’esito del giudizio, è stata espressa dal difensore in attesa che il deposito delle motivazioni della sentenza definiscano, nero su bianco, le ragioni dell’annullamento.