Una vera e propria “educazione” alla 'ndrangheta per quanto riguarda il pagamento del pizzo da parte dei commercianti, i quali, se non pagavano, subivano atti incendiari
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Avevano un controllo radicato del territorio, in particolare sulle attività commerciali, sulle quali esercitavano forti pressioni e richieste estorsive. Per questo motivo, la Polizia di Crotone ha arrestato quindici persone legate alla famiglia Foschini-Barilari, nel corso dell'operazione “Hermes” diretta dalla DDA di Catanzaro, accusate di far parte di un’associazione di tipo ‘ndranghetistico operante principalmente sulla città di Crotone dedita alla commissione di una serie di reati contro la persona e contro il patrimonio nonché in materia di armi. Le indagini hanno riscontrato un senso di voracità da parte degli arrestati nella richiesta del pagamento anche di piccole somme da parte dei commercianti. Imponente anche il condizionamento dei membri della famiglia sui commercianti ambulanti accorsi in città durante il periodo della Festa della Madonna di Capocolonna, ai quali imponevano l'acquisto a prezzi maggiorati di carne e pane.
I dettagli dell'operazione “Hermes” sono stati illustrati in una conferenza stampa presieduta dal questore Massimo Gambino, dal procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri, dall'aggiunto Vincenzo Luberto, dal capo della Squadra Mobile di Crotone Nicola Lelario, dal vice Antonio Concaso, e dal dirigente della I° divisione dello S.c.o. Vincenzo Nicoli.
Alcuni commercianti hanno denunciato
«E' un'indagine importante – ha dichiarato il procuratore Gratteri – stiamo parlando di un'associazione a delinquere di stampo mafioso, di un reato odioso quello delle estorsioni. Questa organizzazione criminale controllava in modo asfissiante tutti i commercianti a prescindere, anche le bancarelle del mercato, anche il poveretto che vive alla giornata doveva pagare la mazzetta. Questo non tanto per avere 500 o 1000 euro, ma anche e soprattutto per marcare il territorio, per dire “qui comandiamo noi”, anche in occasione delle feste patronali. Alcuni commercianti hanno denunciato e collaborato: questo è un dato fondamentale che bisogna sottolineare perchè vuol dire che incominciamo ad essere credibili, iniziamo a trasmettere fiducia ai commercianti, perchè è migliorata la qualità della Procura distrettuale di Catanzaro e della Polizia Giudiziaria, altrimenti non sarebbero venuti a denunciare. Questo ci conforta per il futuro, e ci sprona a essere più determinati nel contrasto, soprattutto sul territorio di Crotone, come quello di Vibo Valentia, dove riteniamo ci sia una 'ndrangheta di serie A».
Sgominata la famiglia Barilari
«Questa indagine sgomina una famiglia importante crotonese, la famiglia Barilari – ha dichiarato il Procuratore aggiunto Vincenzo Luberto – già in diverse occasioni era stata conosciuta dal punto di vista investigativo, per ciò che attiene ai traffici internazionali di stupefacenti. Una indagine importante anche dal punto di vista delle prassi di 'ndrangheta, poiché solitamente in ambiti cittadini, qual è Crotone, non esiste una famiglia autoctona che controlla il territorio. Invece, in questo caso, constatiamo l'esistenza e ciò va in controtendenza rispetto ai fenomeni di delocazione 'ndranghetistica. A Crotone c'è una Squadra Mobile, una compagnia dei Carabinieri, un Nucleo Investigativo, e quindi è importante constatare la presenza della famiglia di 'ndrangheta autoctona e crotonese, e viene riconosciuta dalle altre famiglie come snodo necessario per tutti i traffici, dalle estorsioni alle usure, al traffico di stupefacente».
«Non bisogna minimizzare l'esigenza di marcare il territorio attraverso le estorsioni nelle feste patronali – continua Luberto – è un dato importante, in quanto serve a fare capire chi comanda. Il rimbalzare di questa notizia lo abbiamo certificato: per esempio, le famiglie cirotane, che hanno il monopolio del pane, devono necessariamente rivolgersi ai Barilari che, invece, hanno il controllo della carne, per fare i panini. Farà ridere come cosa, ma è esattamente così, è questo il livello di drammaticità cui sono esposti i commercianti. Abbiamo avuto un fenomeno di generalizzata intimidazione volto a far capire chi comandava e a chi ci si doveva rivolgere per il pagamento del pizzo. C'è stata la collaborazione di alcuni imprenditori, forse bisognerebbe chiedere di più perchè non c'è stata una spontaneità della denuncia, ma se qualcuno ha collaborato, lo ha fatto per lo spirito di persuasione dell'insistenza, nei limiti della legalità del dottore Lelario (il capo della Squadra Mobile di Crotone n.d.r.), il quale ha seguito le nostre indicazioni, e con pazienza certosina si è approcciato a chi soffriva le pressioni. Nella città di Crotone, la carne era marcata Barilari: questo stato di cose deve finire, e speriamo che oggi sia l'inizio della fine».
Il territorio in mano alle cosche
«Abbiamo scelto il nominativo operazione “Hermes” - ha dichiarato il capo della Mobile Nicola Lelario – poiché Hermes è il dio dei commerci, e questo sintetizza il connotato delle investigazione incentrata su una serie di attività delittuose che si sono rivolte in particolar modo nei reati contro il patrimonio, estorsione e usura. L'estorsione è l'elemento che salta subito quando si parla di attività di 'ndrangheta. Nel corso delle attività tecniche investigative abbiamo documentato la voracità, ovvero il fatto di voler in maniera sistematica controllare il territorio, attraverso l'imposizione del pizzo anche quando si tratta di piccole somme. Tutti devono pagare: questo è emerso dalle indagini, si comincia anche con poche decine di euro quotidiane, ma che davano l'idea del controllo del territorio».
Dunque, a quanto appreso dal tavolo, c'era una vera e propria sorta di educazione alla 'ndrangheta per i commercianti che dovevano pagare, e quei soldi dovevano andare anche ai carcerati. E chi non pagava, subiva atti intimidatori incendiari. A margine, il procuratore Gratteri, complimentandosi per l'operato, ha sottolineato un fattore necessario.
«C'è attenzione a livello centrale – ha dichiarato - da parte del Capo della Polizia, del Comandante Generale dei Carabinieri o della Guardia di Finanza. Di questo siamo grati, vorremmo però più uomini, poiché riteniamo che le squadre mobili di Crotone e di Vibo devono essere numericamente rimpolpate».
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