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«Dalla notte dell'omicidio non sono stati risparmiati sforzi». E' con queste parole che il procuratore distrettuale antimafia, Nicola Gratteri, ha voluto aprire la conferenza stampa convocata per esporre i dettagli delle attività investigative che hanno condotto a chiudere il cerchio su Marco Gallo, accusato dell'omicidio dell'avvocato lametino Francesco Pagliuso. »Da quella sera i carabineri non si sono fermati un giorno. Non è possibile che si uccida un avvocato, non è possibile che si uccida una parte del processo; qualunque possa essere la motivazione. Il messaggio, il senso di questa conferenza stampa è che le parti del processo non si toccano. Tutti gli uomini, ognuno per la sua funzione e ruolo, che stanno attorno all'indagine - forze dell'ordine, magistrati, avvocati - non si toccano perchè non ci saranno sconti per nessuno e ci sarà una concentrazione di energia mai vista come in questo caso. La mattina dopo l'omicidio - ha continuato Nicola Gratteri - sono arrivati da Roma sei specialisti dei crimini violenti, abbiamo avuto a disposizione la struttura del Ros, il Ros di Catanzaro ma soprattutto abbiamo avuto a supporto l'arma dei carabinieri territoriali. Per quel che concerne la Procura è questa un indagine che abbiamo seguito un po' tutti: io, il mio sostituto Giovanni Bombardieri, Elio Romano e la collega della Procura di Lamezia Terme Marta Agostini. La cosa che più ho apprezzato in questa operazione è stata la determinazione che hanno avuto le forze dell'ordine, la convinzione che saremmo riusciti a trovare il filo d'Arianna che ci ha portato fino ad oggi. Ho visto tanta forza e energia, davvero un lavoro corale. Io volevo che la mia Procura rispondesse punto su punto sui fatti di reato, soprattutto a partire dal maggio del 2016 quando io mi sono insediato a Catanzaro. Non è possibile che accadano di queste cose, non è possibile che nel centro di Catanzaro si uccida una persona in pieno giorno, come se nulla fosse».
Avvocato mestiere pericoloso
«Fare l'avvocato qui non è facile» ha commentato ancora Gratteri. «Io ho lavorato quasi trent'anni nella provincia di Reggio Calabria e in trent'anni ho visto uccisi sei o sette avvocati.Il lavoro del penalista è un lavoro molto difficile, molto delicato, basato su equilibri. Gli 'ndranghetisti sono anche paranoici e nel dubbio sono capaci di uccidore una persona. La concorrenza è spietata ci sono troppi avvocati che fanno penale e i clienti sono sempre meno rispettosi: sono più scostumati degli 'ndranghetisti di cinquant'anni fa anche perchè molti fanno uso di droga. Si sentono onnipotenti perchè hanno molti soldi e perchè sanno di terrorizzare interi paesi. Quindi fare l'avvocato diventa sempre più difficile e sempre più pericoloso. L'invito agli avvocati è quello di essere sempre più duri, rigorosi, di mantenere sempre la scrivania tra sè e il cliente e soprattutto ai Consigli degli Ordini degli avvocati e alle Camere Penali di essere più seri e feroci con chi commette violazioni deontologiche».
Luana Costa