Torino - Forse un delitto su commissione, questa la nuova ipotesi venuta fuori nel processo a Torino per l'assassinio dell'ex consigliere comunale dell'Udc, Alberto Musy, morto dopo essere stato aggredito a colpi di arma da fuoco il 21 marzo 2012.

Oggi in aula è stato sentito nuovamente Felice Filippis, amico dell'imputato Francesco Furchì, al momento non indagato, sospettato però - secondo il pm - di aver aiutato Furchì a nascondere l'arma del delitto nel suo orto a Caselle Torinese. Quella del delitto su commissione è soltanto una  ipotesi, avanzata dalla procura sulla base di una intercettazione telefonica, ma che potrebbe portare ad una svolta.  Nell’ intercettazione Filippis, conversando con la moglie, durante il mese di ottobre, avrebbe parlato di una pistola e anche di una seconda arma. La consorte di Filippis a un certo punto del dialogo diceva al marito che una pistola sarebbe stata riportata in Calabria e che l'assassino “se n'è liberato subito”.

 

L'ipotesi dell'accusa, ancora da verificare, sarebbe, quindi, che qualcuno, forse proprio dalla Calabria, potrebbe avere commissionato l'omicidio. In un'altra intercettazione i due parlano di una somma di 30 mila euro che sarebbe stata versata sul conto di Caterina Furchì, sorella dell’imputato. Si ipotizza che tale somma sarebbe stata versata quale pagamento per aver commissionato l'agguato. I difensori di Francesco Furchì, intanto, hanno protestato davanti alla Corte d'assise per quella che ritengono “una violazione inammissibile del diritto di difesa”. Secondo gli avvocati Maria Battaglini e Mariarosaria Ferrara  “si sta cercando di rafforzare l'ipotesi accusatoria e, anziché su altre persone, si indaga su Furchì. Ci sono atti e attività di cui veniamo solo parzialmente a conoscenza. E questa - sostengono i legali del presunto omicida - è una violazione al diritto di difesa”.