Il 27enne di Sant’Angelo di Gerocarne venne assoldato per compiere l’omicidio avvenuto a Gallico nell’agosto 2011: «Si doveva fare a tutti i costi, per vendicare lo zio»
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«Avevo bisogno di soldi. Mi sono stati proposti diecimila euro e poi me ne sono stati dati solo tre». Questo denaro è stato dato a Nicola Figliuzzi per compiere l’omicidio di Giuseppe Canale, ucciso a Gallico, periferia nord di Reggio Calabria il 12 agosto del 2011. Non è mai stato né battezzato né affiliato alla ‘ndrangheta eppure il 27enne originario di Sant’Angelo di Gerocarne viene assodato come killer per la faida di Gallico, divenuto negli ultimi anni feudo criminale conteso tra le principali cosche mafiose del territorio.
Arrestato nel novembre scorso dai Carabinieri del comando provinciale su ordine della procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e del pm antimafia Sarà Amerio, insieme ad altri soggetti, per essere l’esecutore materiale delitto- Figliuzzi poco dopo ha deciso di collaborare con gli inquirenti; grazie alle sue dichiarazioni l’Antimafia dello Stretto ha chiuso il cerchio sull’omicidio Canale arrestando Antonino Crupi, Giuseppe Germanò, e Diego Zappia, ritenuti i mandanti. Il 13 dicembre del 2017 interrogato dal procuratore aggiunto Lombardo, dirà a chiare lettere non solo di essere colpevole ma, delineerà il contesto e il movente dell’omicidio.
«Loro volevano questa vendetta- dirà Figliuzzi per il fatto che gli avevano ucciso uno zio, credo a Domenico, e quindi volevano uccidere questo Giuseppe Canale». Lo zio in questione è Domenico Chirico, suocero di Antonino Crupi, freddato il 20 settembre del 2010 data che segna l’inizio della guerra tra i due gruppi culminata poi nell’uccisione di Canale diventato in quegli anni un personaggio scomodo. Figliuzzi, sotto interrogatorio riporta testuali le parole pronunciategli presumibilmente da Crupi: «Si doveva fare a tutti i costi quest’omicidio- per la vendetta di suo zio ...E recuperare cosi il territorio di Gallico». Adesso tutti i presunti mandanti ed esecutori sono dietro le sbarre.