La consigliere Pasqualina Straface (Fi) ha presentato una proposta di legge che prevede l’entrata dei Comuni nel capitale sociale. L’analisi dell’ex commissario liquidatore
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«Non posso che esprimere apprezzamento per il percorso che ha avviato Roberto Occhiuto su Sorical. La legge presentata dal consigliere Pasqualina Straface ricalca un mio progetto sul Servizio idrico integrato quindi non posso che rivolgere un plauso per aver creduto su questa riforma; al contrario di quanto fatto da Mario Oliverio il quale, nonostante la proposta fosse stata presentata sei mesi dopo il suo insediamento, non l’ha tenuta in considerazione forse per preservarsi da possibili polemiche».
Luigi Incarnato ha fatto diverse cose nella vita: il sindacalista, l’assessore regionale, il segretario regionale del suo Psi ed anche il manager di parte pubblica in Sorical. Con lui abbiamo commentato la legge approvata nell’ultimo consiglio regionale riguardante proprio la società idrica. Due i punti fondamentali della nuova legge: l’entrata dei Comuni nel capitale sociale e la riscossione che passerà a Sorical
Incarnato, allora questa legge le piace perché ricalca la sua proposta?
«No, non è per quello. C’è l’esigenza di non perdere i fondi del Pnrr sull’idrico che non si possono ottenere senza un gestore unico del servizio. In questo senso fa benissimo Occhiuto ad accelerare in questa direzione. Nella legge però colgo alcune lacune perché forse non si è tenuto conto adeguatamente di un dato ovvero la complessità del sistema che sovrintende al ciclo idrico integrato che va dalla fonte alla depurazione».
Mi pare che qui manchi tutta la parte della depurazione…
«In effetti è così né si intravede la possibile soluzione di questo nodo. Guardi Sorical nasce in base ad una gara in base alla quale la Regione le ha dato in gestione le infrastrutture della grande adduzione e le reti, ma è sempre rimasta proprietaria di questi asset. Dalla legge approvata non si capisce bene, invece, come avverrà il passaggio di diversi asset dai comuni alla Sorical. Non mi riferisco solo alla depurazione, ma anche alle reti comunali di distribuzione. Credo che questo punto meriti un ulteriore approfondimento».
Cos’altro andrebbe registrato meglio nella legge?
«Non si comprende perché, ad esempio, la legge non tenga conto del controllo analogo che deve essere in capo ai comuni e che non è garantito dal passaggio del 40% delle azioni. Mentre è più che condivisibile, direi anzi obbligatorio, il percorso dell’uscita dei privati dal capitale sociale e l’uscita dalla liquidazione della società, non ho capito bene come e in quali tempi si procederà all’acquisizione delle azioni da parte dei Comuni che per legge debbono avere la maggioranza del capitale sociale. È un passaggio delicato perché non è solo una questione giuridica, ma riguarda anche aspetti amministrativi e patrimoniali dei comuni».
E lei cosa avrebbe fatto?
«Avrei avviato l’identico percorso ma magari attraverso un confronto preventivo con i comuni, per evitare fusioni a freddo e calcolare bene l’impatto che questa cosa avrà sui bilanci dei nostri Municipi. Anche vista sotto il profilo di Sorical la cosa va studiata con attenzione perché la società ha know how sulla grande adduzione poco o nulla sulla distribuzione. Insomma la strada è quella giusta ma ora il momento è molto delicato per questo ritengo che l’attuale management di Sorical debba essere affiancato da una triade di esperti in materie tecniche, giuridiche e contabili».
A proposito di questioni delicate c’è anche la questione della riscossione. Se non abbiamo capito male tutto passerà a Sorical…
«Innanzitutto c’è un problema a monte che è la definizione della tariffa. Quello di cui ha bisogno la Calabria è un progetto industriale capace di dare una prospettiva di almeno 30 anni. Gli investimenti sull’idrico solo in Italia si effettuano con soldi pubblici, nel resto dell’Europa è la tariffa pagata dai cittadini che sostiene il sistema».
Ma di quanti soldi stiamo parlando?
«Ritengo che per avere un servizio idrico efficiente servano circa 2 miliardi di euro da investire in 20 anni».
E la tariffa è sufficiente?
«Va individuata. Noi all’epoca facemmo una sorta di media guardando alle tariffe che venivano applicate in venti comuni importanti della Calabria. Adesso servirebbe un calcolo più puntuale legato ai costi di gestione. E poi c’è un ultimo problema di non poco conto»
Quale?
«Chi fa l’affidamento del servizio a Sorical? In base alla legge è l’Autorità idrica che affida il servizio e poi esercita il controllo. I Comuni calabresi avevano costruito l’Aic (Autorità idrica calabrese), che fine ha fatto? Che ruolo avrà? Sono contento che Occhiuto abbia fatto un passo indietro sulla multiutility pensando di affidare il servizio a Sorical, ma chi farà l’affidamento? Sono questioni aperte».
Ai cittadini interessa solo avere l’acqua nelle case e possibilmente non pagare tariffe esose…
«Se mi dice così le dico che abbiamo un altro problema»
Ancora?
«Si perché noi avevamo avviato un progetto di ingegnerizzazione delle reti che avrebbe permesso al futuro gestore di avere un controllo da remoto su tutta la rete e una precisa conoscenza, per via informatica, di tutta la situazione. Ciò non solo nel caso di perdite, ma anche se c’è la necessità di diminuire la portata dell’acqua. A Cosenza abbiamo una rete colabrodo perché stressata dalle continue manovre per far arrivare l’acqua».
E che fine ha fatto questo progetto?
«La Regione lo ha messo a gara pensando di trattarlo come un appalto di opere pubbliche anziché come un appalto di un servizio».
Non ho capito bene…
«Il progetto è stato diviso in sette lotti: Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Crotone e Abatemarco. Ma cosa si sono inventati? che se una ditta vinceva uno di questi lotti non poteva partecipare agli altri. Avremo quindi sette tecnologie diverse che magari nemmeno dialogheranno fra loro. Così anziché dare un vantaggio al futuro gestore gli si mettono altri ostacoli. Insomma bene Occhiuto per lo spirito dell’iniziativa, ma le cose da limare sono ancora tante».