VIDEO | Dopo sei anni l’imprenditore riprende pieno possesso della storica azienda: «È la fine di un incubo. Quello che è accaduto a me non deve accadere a nessuno»
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«Sembra un sogno, quello che ho passato è stata una cosa terribile che non auguro a nessuno, neanche al peggiore dei nemici. Ho molto riflettuto su questa assurda vicenda della quale sono stato vittima e ho deciso che spenderò i prossimi anni affinché quello che è successo a me non debba accadere a nessun altro, perché sono state cose inenarrabili».
Gregorio Lillo Odoardi, all’indomani dell’ultimo annullamento del Riesame che gli ha restituito la sua azienda, mentre si aggira tra botti e cisterne con un sorriso sobrio ma felice, racconta il travaglio degli ultimi anni. Anni di beghe giudiziarie, accuse, sequestri, sui quali di volta in volta è arrivato un annullamento del Tribunale del Riesame o degli Ermellini.
Una vicenda complessa quella che ha coinvolto le Cantine Odoardi, un marchio conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Il nettare che si produce nei suoi vigneti di Nocera Terinese è tra quelli più esportati e conosciuti al mondo. Non a caso, una manciata di settimane fa è stato inserito dal critico Eric Asimov del New York Times tra le venti migliori etichette al mondo che non superano i venti dollari.
La storia giudiziaria
È stato dopo la messa in liquidazione del Consorzio Agricolo Scavigno del quale la Cantina era socia che hanno preso il via i “tafferugli” con un altro ramo della famiglia. Si è iniziati con la causa per la proprietà dell’immobile del Consorzio al quale Odoardi aveva fornito tutte le attrezzature. Il medico-imprenditore vince ogni causa e a quel punto con un decreto ingiuntivo chiede di recuperare il credito che avanza da parte del consorzio e ottiene il pignoramento di alcuni beni.
Dal 2017 sono stati sei i sequestri operati dalla Procura di Lamezia a carico degli Odoardi e successivamente annullati dal tribunale del Riesame e dalla Cassazione. Nel 2019 il ramo della famiglia Odoardi opposto a quello di Gregorio viene autorizzato dal giudice a vinificare con le vigne di quest’ultimo nel capannone di sua proprietà. Questo si oppone e a febbraio 2020 gli viene sequestrata l’azienda.
Pochi mesi dopo, in estate, viene annullato sia il provvedimento che permetteva al Consorzio di mettere piede nell’azienda sia il sequestro preventivo delle attrezzature e viene riconosciuto che non c’è stata appropriazione indebita. L’annullamento viene deciso dalla Cassazione e senza alcun rinvio.
A gennaio 2021 gli Ermellini annullano con rinvio anche il sequestro del capannone e il 9 marzo il cerchio si chiude: il Riesame decreta che non esistono esigenze cautelari e che il capannone e l’azienda tornino nelle mani di Gregorio Lillo Odoardi.
«Una vicenda inquietante»
Fin qui la storia giudiziaria, tra carte bollate e tribunali. Una vicenda che il legale di famiglia Ferdinando Palumbo non esita a definire “inquietante”: «Un'azienda rinomata in tutto il mondo è stata bloccata per dei provvedimenti abnormi ritenuti tali dalla Cassazione. Tutto il processo produttivo è stato fermo per circa cinque anni con danni considerevoli sia all'attività produttiva che alle persone. Gregorio Odoardi e la moglie sono stati costretti a subire angherie e ingiustizie. Adesso la Cassazione ha fatto giustizia e noi siamo tutti contenti di poter riassaporare il vino Odoardi».
«Da oltre un anno non assaggiavo i miei vini»
E la soddisfazione di Odoardi dopo avere assaggiato un calice di vino per verificarne la qualità dice tutto: «Da oltre un anno non assaggiavo i miei vini. Abbiamo fatto soltanto dei controlli circa sette mesi fa, ma senza la mia presenza perché impedito dall'autorità giudiziaria. Ora che li assaggio sono piacevolmente sorpreso della qualità che si è mantenuta e, anzi, ha avuto un'evoluzione positiva. Il vino è la poesia della terra, il vino è il canto che la Terra fa a Dio e all'Universo».
«Il vino è un prodotto dell'uomo, il vino in natura non esiste - aggiunge - nella meccanica quantistica abbiamo due differenze fondamentali: l'uva e l'aceto. In mezzo c'è uno stato metastabile che è il vino e noi dobbiamo lavorare affinché questa poesia continui ad avere un suo riverbero nel tempo».
Fa fatica Odoardi a parlare di questi anni “complicati”, preferisce parlare del suo vino, della sua azienda e anche dei suoi lavoratori: «Anche alle maestranze è stato fatto un danno, sono state lontane dal loro lavoro ed è stato loro negato di poter fare il mestiere a cui erano state preparate per tanti anni. Un'azienda è un sistema complesso di equilibri che serve a produrre vini, oli e quant'altro, pronti per il mercato e per i consumatori. Impedire a un'azienda di poter produrre significa falcidiare il lavoro di secoli».