«Si è proceduto ai fermi, perché c’era il pericolo concreto di fuga degli arrestati e perché, soprattutto, gli arrestati avevano in mente e stavano organizzando concretamente di lanciare una bomba contro una caserma dei carabinieri». A dichiararlo il procuratore capo Nicola Gratteri intervenendo questa mattina in conferenza stampa al Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia a margine dell’operazione “Nemea” che questa mattina ha portato al fermo di otto esponenti del clan Soriano di Filandari accusati a vario titolo di estorsione aggravata dalle modalità mafiose, danneggiamenti, incendi.

 

Quindi il piano di attaccare direttamente le forze dell’ordine con un gesto eclatante contro la Stazione dei carabinieri di Filandari e un agguato contro il comandante Salvatore Todaro. «Questo per noi è inconcepibile - ha ribadito Gratteri -, è impensabile. È lo stesso messaggio lanciato l’altro giorno quanto abbiamo fatto la conferenza stampa sull’arresto di quello che riteniamo essere stato il killer dell’avvocato Pagliuso: le parti non si toccano. Magistrati, forze dell’ordine, giornalisti che sono già di per sé sovresposti per la delicatezza e l’importanza del ruolo che giocano nel processo. Nessuno può pensare di organizzare o preparare attentati contro queste parti che stanno attorno al processo. È stato ricordato anche che i carabinieri hanno abbattuto un drone. Le organizzazioni criminali hanno droni per controllare il territorio e il lavoro delle forze dell’ordine. Sono agguerrite e pericolose e per questo bisogna essere sempre attenti a rispondere punto su punto perché noi vogliamo riappropriarci del territorio della provincia di Vibo Valentia una delle province a più alta densità mafiosa d’Italia e proprio per questo ho pensato di mettere tre sostituti procuratori Dda per la provincia, prima ce n’era uno. Inoltre in provincia di Vibo ci sono forze dell’ordine di grande qualità come hanno dimostrato oggi i carabinieri di Vibo Valentia».

 

L'intervista a Nicola Gratteri: