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Insulti e calunnie anche ai danni dell'ex pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Giampaolo Boninsegna, "colpevole" agli occhi del capo della "famiglia" Soriano di Filandari, nel Vibonese, di averlo fatto finire in galera. E' quanto emerge dall'inchiesta "Nemea" che giovedi' ha portato al fermo di alcuni soggetti ritenuti appartenenti al clan Soriano. In particolare, da due lettere inviate dal carcere da Leone Soriano ad un imprenditore al quale avrebbe chiesto soldi a titolo di estorsione, e finite agli atti dell'inchiesta, si evince tutto l'astio del boss nei confronti del magistrato, "accusato" di avergli arrestato nel 2011 tutta la famiglia. Lo stesso pm Boninsegna nel 2011 era stato destinatario da parte dello stesso Leone Soriano di minacce di morte dal carcere, intercettate dai carabinieri nell'ambito dell'operazione antimafia denominata "Ragno".
Un magistrato, Giampaolo Boninsegna, odiato dal clan che era meglio finisse all’altro mondo “ammazzato”, secondo infatti le risultanze investigative dell’operazione “Ragno 2”. Era infatti il 19 dicembre 2011 quando gli investigatori intercettavano nel carcere di Cosenza un dialogo fra Leone Soriano ed alcuni congiunti andati a trovarlo per i colloqui: Rosetta Lopreiato, moglie di Leone, e Grazia Soriano, figlia dell’allora detenuto. I carabinieri guidati dal luogotenente Nazzareno Lopreiato hanno così ascoltato il dialogo fra i tre Soriano (peraltro videoregistrato), riportando nell’informativa il riassunto della conversazione intercettata. Alle ore 10.59 del 19 dicembre 2011 Leone Soriano “si rivolgeva alla telecamera – si legge negli atti dell’operazione Ragno - insultando il dott. Boninsegna ed augurandosi che lo ammazzino insieme alla sua famiglia". Non solo il pm Boninsegna, quindi, sarebbe stato meglio che finisse ammazzato ma, secondo Leone Soriano, anche l’intera famiglia del magistrato. Un “augurio” che Leone Soriano non si è fatto scrupolo di esternare in presenza della propria moglie e della figlia, rivolgendosi con sfrontatezza verso la telecamera della sala colloqui del carcere.