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Una denuncia forte che getta ancora di più un’ombra sul sistema carcerario italiano e apre uno spaccato desolante sulla Casa circondariale vibonese. Quella arrivata in redazione è una lettera firmata da un detenuto calabrese che per ovvi motivi ha chiesto di rimanere anonimo. I problemi che solleva sono, tuttavia, reali.
L’incipit della missiva è un pugno allo stomaco: «Qui viene calpestato ogni minimo e dignitoso diritto umano. Siamo sottoposti ad una costante tortura psicologica che sempre di più cresce a causa dei ripetuti atteggiamenti minacciosi che si subiscono».
Insomma, una situazione che, qualora rispondesse a verità, nulla avrebbe a che fare con la funzione correttiva dell’istituzione carceraria. Il nostro lettore, che chiameremo con il nome di fantasia di Alfredo, entra nel dettaglio della denuncia: «La totale assenza di operatori disposti ad un dialogo costruttivo ci obbliga ad abbandonarci alle pressioni degli organi penitenziari, quando dovremmo essere tutelati e garantiti da figure professionali che “esercitano” nel rispetto dei nostri diritti. Tutto gira intorno ad un meccanismo di solidità che accomuna sia gli operatori (educatrice, psicologa ecc.) che l’amministrazione penitenziaria, trovandoti in uno scaricabarile che provoca solo malessere in ognuna di noi».
Tutto ciò è vissuto come «una violenza psicologica che rischia di farti cadere in una profonda depressione essendo chiusi nelle “celle” per due ore al giorno con due volte a settimana nella socialità, senza avere alternativa. Siamo privi di attività culturali, sociali, sportive ed affettive».
I familiari dei detenuti, poi, sono costretti «ad attendere fuori dalla struttura per delle ore senza una copertura che li ripari dall’acqua, vento, nebbia, neve e caldo torrido in estate. Le sale per i colloqui sono fatiscenti e prive di riscaldamento in inverno e di condizionatori in estate. La scelta dei canali tv è limitata a tre al massimo sette reti».
I disagi riguarderebbero anche il servizio di refezione: «I pasti sono immangiabili al punto tale che siamo soventi costretti a comprare prodotti alimentari a prezzi astronomici. Con il risultato che quando sei costretto ad assentarti per presenziare alle udienze o se vieni trasferito altrove ti lasciano senza soldi provocandoti forti disagi all’arrivo al nuovo istituto. Qui - ha aggiunto Alfredo - non si fa altro che violare diritti e dignità delle persone, giocando con l’equilibrio mentale dei detenuti».
Infine, una doverosa precisazione: «Non ho mai avuto alcun rapporto disciplinare e ho sempre tenuto una condotta esemplare, frequentando ogni attività prevista dalla legge e che gli altri istituti svolgono. Al carcere di Vibo Valentia, invece, non c’è nulla. Ci sono soltanto violazioni e abusi. Siamo in una situazione drammatica e insopportabile. Aiutateci ad essere più umani».
Da Il Vibonese