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E' stato necessario l'intervento della magistratura dei minori per risolvere il caso di una ragazza adolescente, ricoverata in un ospedale della Calabria, che aveva necessità urgente di una trasfusione di sangue negata, con motivazioni legate alla loro dottrina religiosa, dai genitori, testimoni di Geova.
A denunciare il caso è Antonio Marziale, Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza della Regione Calabria, intervenuto personalmente nel corso della notte per mettere in contatto il presidente del Tribunale dei Minorenni di Catanzaro, Luciano Trovato, con i medici, autorizzati così a intervenire nonostante il dissenso dei genitori. In tarda serata gli operatori sanitari hanno contattato il Garante che si è rivolto al magistrato. Sospendendo la responsabilità genitoriale, Trovato ha assunto la decisione.
«Credo - dice Marziale - che quanto è accaduto debba indurci ad intervenire, una volta per tutte, per mediare un accordo che miri alla tutela della vita innanzitutto e soprattutto».
Secondo il Garante «non è accettabile che la vita di un minorenne debba essere messa a repentaglio per alcun motivo, giacché egli è un soggetto di diritto che i genitori sono tenuti a custodire e salvaguardare senza costringere gli addetti ai lavori a dover ricorrere al giudice tutelare, il quale immediatamente inibisce la responsabilità genitoriale secondo quanto previsto dal codice civile autorizzando i medici ad intervenire entro i parametri di una lotta contro un tempo che potrebbe rivelarsi fatale».
Marziale ha concluso spiegando di essersi confrontato con il presidente del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, Luciano Trovato, e di essere d'accordo nell'invitare a breve «i rappresentanti dei Testimoni di Geova ad un tavolo di confronto, nel pieno rispetto del principio che lo Stato italiano riconosce la Congregazione dei Testimoni di Geova come confessione religiosa, ma anche del dettato costituzionale che sancisce il diritto alla vita per ciascun cittadino sin dalla propria nascita e a nessuno è dato comprometterla».