Non regge all’idea di dover trascorrere tutto il resto della vita in carcere e così, dopo la condanna definitiva a 23 anni di prigione con l’accusa di traffico di droga, dalla sua cella arriva un messaggio inequivocabile: voglio incontrare i magistrati di Catanzaro.
Inizia così la strada verso il pentimento, del boss della ‘ndrangheta Nicola Femia, 56 anni, padrone incontrastato dei giochi illegali on line in Emilia Romagna, e uomo forte del narcotraffico in Calabria.


Lui, da sempre legato alla sua terra d’origine, dove mantiene saldi i rapporti con la cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica, decide di vuotare il sacco il 16 febbraio scorso.


Come riportato da Gazzetta del Sud, nella stessa stanza, ad ascoltarlo, ci sono il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, e l’aggiunto Vincenzo Luberto.


Pochi convenevoli e tanta sostanza: Nicola Femia non è uno ‘ndranghetista qualunque e i magistrati lo sanno. Conosce i segreti inconfessabili della più potente organizzazione criminale italiana.


Riempie centinaia di pagine di verbali con nomi, cognomi, fatti e circostanze che ora, Gratteri e i suoi uomini stanno riscontrando con tutte le cautele del caso. Ed è proprio mentre parla con i magistrati catanzaresi che arriva per Femia la seconda mazzata: 26 anni e 10 mesi di carcere nel maxiprocesso “Black money”, che certifica la presenza delle ‘ndrine in Emilia Romagna.


Un boss pronto a tutto, Nicola Femia: a pensare di uccidere un giornalista – Giovanni Tizian – per le sue scomode inchieste, così come provare inutilmente ad aggiustare un processo, pagando 100mila euro.


Ora la chiusura col passato e il pentimento. Una scelta che sta provocando non poche fibrillazioni dentro le cosche di tutta Italia.