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“Leonardo Sacco ha deciso di sottoporsi ad interrogatorio e di rispondere alle domande del giudice benchè fosse molto provato. Ha fornito la sua versione dei fatti precisando di non essere riuscito a leggere tutto il provvedimento. Ha escluso qualunque ipotesi di appartenenza e complicità con la criminalità ed ha chiarito di aver intrattenuto rapporti leciti ed autorizzati con tutti i fornitori”. E' quanto dichiarano gli avvocati Giancarlo Pittelli e Francesco Verri, difensori dell'ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto detenuto da lunedì nel carcere di Vibo Valentia con l'accusa di associazione mafiosa poiché coinvolto nell'operazione denominata “Jonny” e che mira a far luce sulle ingerenze del clan Arena nel centro di accoglienza di Sant'Anna.
Dinanzi al gip, Abigail Mellace, Leonardo Sacco è stato interrogato nel palazzo di giustizia di Crotone. Il giudice dovrà decidere se convalidare il provvedimento di fermo disposto dalla Dda di Catanzaro anche nei confronti di Sacco, così come del parroco don Edoardo Scordio ed altri 66 indagati. Leonardo Sacco, in oltre un’ora di interrogatorio, ad avviso dei suoi legali ha spiegato al giudice di aver sempre fatto tutto “alla luce del sole in quanto tutto risulta tracciato e ricostruibile”. Il sacerdote ha altresì smentito ci siano mai state appropriazioni di fondi da parte di alcuno.
Don Edoardo Scordio, dal canto suo, ha pure lui risposto alle domande del giudice neagando di aver mai avuto alcun rapporto con la ‘ndrangheta. A Scordio, ex parroco di Isola Capo Rizzuto, vengono contestati i reati di associazione mafiosa, malversazione e truffa allo Stato. I difensori – avvocati Pittelli e Verri – hanno dichiarato che il loro assistito si è dichiarato estraneo alla gestione del Cara e per questo impossibilitato a fornire spiegazioni sulle contestazioni che gli vengono mosse per tale vicenda.
In ordine invece ai 132 mila euro ricevuti per svolgere “assistenza spirituale agli immigrati” per conto della Misericordia, il parroco ha spiegato che quei soldi sono serviti per effettuare decine di lavori nella parrocchia tra cui la sistemazione di otto chiese, secondo quanto previsto da una convenzione tra due enti privati, la Misericordia e la parrocchia. I difensori hanno chiesto la revoca della custodia cautelare in carcere o in subordine gli arresti domiciliari
Si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere oltre 40 fermati nell’operazione antimafia che sono comparsi oggi dinanzi al giudice per gli interrogatori di garanzia. In molti, attraverso i propri difensori, hanno fatto sapere al magistrato di non aver ancora letto tutte le accuse che gli vengono mosse attraverso il provvedimento di fermo di indiziato di delitto vergato dalla Dda di Catanzaro e composto da 2.130 pagine. g.b.