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Otto richieste di condanna, per un totale complessivo di 140 anni ed 8 mesi di reclusione, sono state formulate dal pm della Dda di Catanzaro, Elio Romano, nei confronti di altrettanti imputati dell’omicidio di Giovanni Gualtieri, ucciso a Lamezia il 13 novembre 2004.
In particolare, nel processo che si sta svolgendo con rito abbreviato dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè, il pm ha chiesto 30 anni di reclusione a testa per Vincenzo Bonaddio e Vincenzo Arcieri, mentre per Aldo Notarianni e Gianluca Notarianni (che hanno confessato il delitto) la richiesta di pena, con le attenuanti generiche, ammonta a 20 anni di reclusione. Otto anni di carcere a testa è poi la richiesta di pena avanzata per i collaboratori di giustizia Pasquale Giampà e Domenico Giampà.
Una condanna a 18 anni e 8 mesi di reclusione è stata chiesta per Maurizio Molinaro. Infine 6 anni e 6mila euro di multa la richiesta che e’ stata avanzata per Antonio Voci, accusato di favoreggiamento aggravato dalle finalità mafiose. Gli imputati sono tutti di Lamezia Terme.
Si torna in aula il 13 febbraio per le discussioni dei difensori. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Aldo Ferraro (per Vincenzo Arcieri), Francesco Stilo (per Vincenzo Bonaddio), Francesco Gambardella, Giancarlo Pittelli, Giuseppe Spinelli e Antonio Larussa. Giovanni Gualtieri, cognato di Pasquale Torcasio, venne ucciso in una sala giochi del quartiere “Razionale” di Lamezia Terme con cinque colpi di pistola.
Secondo il collaboratore di giustizia, Domenico Giampà, per organizzare il delitto ci sarebbe stata più di una riunione alla quale avrebbero preso parte pure Vincenzo Bonaddio (attualmente in regime di 41 bis in foto), cognato del boss Francesco Giampà, alias “Il Professore”, fondatore dell’omonimo clan, e Vincenzo Arcieri, ritenuto dagli inquirenti il “boss della Montagna”, ovvero la parte alta di Lamezia Terme.
Giuseppe Baglivo