Sentenza in abbreviato per l’operazione “Outset” che mira a far luce sui delitti di Mario Franzoni e Giuseppe Pugliese Carchedi
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Cinque condanne per aver preso parte ad un omicidio. E’ quanto deciso dal gup distrettuale di Catanzaro, Francesca Pizii, al termine del processo con rito abbreviato nato dall’operazione antimafia denominata “Outset”. Al centro delle contestazioni gli omicidi di Mario Franzoni (commesso il 21 agosto del 2002 a Portosalvo) e di Giuseppe Pugliese Carchedi (ucciso il 17 agosto 2006). Non luogo a procedere per intervenuta morte dell’imputato in ordine alla posizione di Rosario Primo Mantino, 44 anni, di Vibo Marina. Per Salvatore Mantella, 44 anni, di Vibo Valentia, cugino del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, la condanna ammonta a 30 anni di reclusione; Per Enzo Giampà (cl.’70) di Lamezia Terme, condanna invece a 20 anni di carcere. Condanna ad 8 anni di reclusione a testa, invece, per i collaboratori di giustizia Domenico Giampà (cl. ’81) di Lamezia Terme, e per Andrea Mantella, 45 anni, di Vibo Valentia, anche lui collaboratore di giustizia dal maggio del 2016., e per Pasquale Giampà, anche lui di Lamezia Terme.
Prescrizione per alcuni reati. Secondo l’accusa, Andrea Mantella, Domenico Giampà, Enzo Giampà, Franco Barba (la cui posizione è stata stralciata), Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella (che ha scelto il processo con rito ordinario) avrebbero concorso nell’omicidio di Mario Franzoni, 29 anni, commesso a Portosalvo il 21 agosto del 2002, mentre la vittima si trovava a bordo della sua Fiat Punto dopo essere rientrato in paese da Mariano Comense per un periodo di vacanza. Franco Barba e Andrea Mantella vengono indicati come i mandanti del fatto di sangue (oltre ai defunti Francesco Scrugli, ucciso nel 2012, e Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”, il boss dell’omonimo clan di Vibo morto in carcere). Salvatore Mantella e Nazzareno Mantella avrebbero invece curato la logistica dell'omicidio fornendo le armi e un motorino ai killer. Domenico ed Enzo Giampà sarebbero stati invece gli esecutori materiali del fatto di sangue con il secondo che avrebbe guidato la moto con a bordo il secondo. Contestati anche i reati di concorso in detenzione di armi illegali e ricettazione.
Per quanto riguarda invece Rosario Primo Mantino, l’accusa gli contestava di aver ucciso Giuseppe Pugliese Carchedi e ferito Francesco Macrì, entrambi di Vibo Valentia, il 17 agosto 2006 in concorso con Davide Fortuna, quest’ultimo a sua volta freddato in spiaggia nel luglio del 2012 a Vibo Marina nell’ambito della guerra di mafia contro il clan Patania di Stefanaconi. Il fatto di sangue è avvenuto lungo la strada provinciale che collega Pizzo Calabro a Vibo Marina, con la vittima - Giuseppe Pugliese Carchedi - inseguita da un’altra auto. Rosario Primo Mantino si è però tolto la vita il 22 dicembre scorso nel carcere di Messina e sul decesso è stata aperta un’inchiesta. Per tale fatto di sangue è indagato anche Rosario Fiorillo, 29 anni, alias “Pulcino”, la cui posizione è stata stralciata in quanto all’epoca dell’omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi e del ferimento di Francesco Macrì era minorenne.
Nel collegio di difesa gli avvocati: Sergio Rotundo per Rosario Primo Mantino; Manfredo Fiormonti per Domenico Giampà; Aldo Ferraro e Giovanna Aprile per Vincenzo Giampà; Diego Brancia e Sergio Rotundo per Salvatore Mantella.