Ridotta in Appello la pena per l'imprenditore reggino attivo nel settore della ristorazione accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni anche per il fratello. Condannato a un anno Michele Labate, alias “Ti Mangiu”, ritenuto ai vertici dell'omonimo clan
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Sconto di pena in Appello per Gianni Remo, imprenditore reggino arrivo nel settore di vendita delle carni e della ristorazione nonché ex vicepresidente della Reggina calcio. La seconda sezione della Corte d’Appello, presieduta da Olga Tarzia, ha riformato la sentenza di primo grado infliggendo 7 anni di carcere rispetto ai 15 anni rimediati nel settembre del 2016 dal Tribunale reggino. L’imputato, difeso dall’avvocato Tonino Curatola, è stato condannato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa mentre è stato assolto dagli altri due capi di imputazione ossia estorsione e concorrenza sleale, reati entrambi aggravati dalle modalità mafiose. Stessa decisione dei giudici anche per il fratello Pasquale, difeso dai legali Francesco Albanese e Francesco Calabrese. Anche lui era stato condannato a 15 anni e adesso punito a 7 anni di reclusione. Passa invece da una condanna a 22 anni di carcere a solo un anno di detenzione il boss Michele Labate, ritenuto ai vertici dell'omonimo clan egemone nel rione Gebbione, alla periferia sud della città.