All’inaugurazione dell’anno giudiziario Fausto Cardella ha sottolineato la mancanza sul territorio di segnali quali omertà e rassegnazione
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«Pur con tutte le cautele del caso, mancano chiari e costanti segni di radicamento della criminalità organizzata sul territorio umbro, quali le estorsioni, il pizzo ai negozi, i danneggiamenti. E mancano i segni di contaminazione al livello dei centri decisionali della Regione».
Lo ha affermato il procuratore generale della Repubblica di Perugia, Fausto Cardella, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, riferendosi all’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Umbria che ha portato nel dicembre scorso ad arresti e sequestri.
«L’allarme lanciato dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, ogni qual volta se ne presentava l’occasione, non era fuori luogo né eccessivo», ha sottolineato il procuratore, che ha però precisato che in Umbria l’infiltrazione criminale «sembra sia avvenuta, per il momento, con l’immissione di capitali nell’economia della regione, ramificazioni di un centro criminale che ancora resta nelle zone di provenienza».
Cardella ha inoltre evidenziato la mancanza sul territorio di segnali quali «l’omertà, la rassegnazione o la convenienza a subire le imposizioni mafiose da parte della sana e laboriosa gente umbra, che mostra di aver fiducia nello Stato».