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Accoglimento dei motivi d’appello e quindi misura di prevenzione (non accolta in primo grado) per Orlando e Marika Tripodi, di 31 e 32 anni, figli di Nicola Tripodi; Simon Schito, 32 anni, di Milano; Cristian Sicari, 32 anni, di Porto Salvo; Francesco La Tesse, 32 anni, di Vibo Marina.
Conferma nel resto la decisione del Tribunale di Vibo Valentia che nel dicembre 2015 ha disposto: 5 anni di sorveglianza speciale per il presunto boss Nicola Tripodi; 4 anni e 6 mesi di sorveglianza per Antonio Mario Tripodi; 4 anni per Sante Tripodi; 4 anni per Salvatore Vita e Francesco Comerci, il primo di Vibo Marina, il secondo di Nicotera; 3 anni per Massimo Murano di Busto Arsizio.
Queste le richieste del sostituto procuratore generale di Catanzaro, Raffaella Sforza, nel procedimento di secondo grado per le misure di prevenzione personali della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e quelle patrimoniali contro il clan Tripodi di Porto Salvo e Vibo Marina, colpito con le operazioni “Lybra” nel maggio 2013 e “Lybra money” nel dicembre 2015. In Appello si è giunti sia per l’impugnazione da parte dei difensori, sia per quella della Procura distrettuale.
I beni sequestrati. Fra i beni sequestrati di cui il sostituto procuratore generale ha chiesto in appello la confisca vi sono 13 aziende fra bar e ristoranti nel centro di Roma (Il "Ritrovo la Dolce Vita" e il bar "Effeci Global Services Group srl”) e in provincia di Milano, imprese edili operanti a Milano, Padova, Roma (Edil Sud Costruzioni srl) e Vibo Valentia, quote di società operanti in provincia di Bologna, Roma e Vibo, 31 immobili, di cui 10 fabbricati di pregio in Milano e Roma e 21 terreni ubicati in parte in provincia di Roma ed in parte in quella di Vibo Valentia, 13 tra automezzi industriali ed autoveicoli. Il valore complessivo dei beni confiscati ammonta a circa 37 milioni di euro.
Giuseppe Baglivo