REGGIO CALABRIA – Le operazione contro la ‘ndrangheta si susseguono a ritmo giornaliero nel Reggino. Questa mattina in azione è entrate la Polizia di Stato che ha eseguito quindici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti esponenti ritenuti affiliati alla potente cosca dei Gallico operante nella piana di Gioia Tauro. Associazione mafiosa, riciclaggio, intestazione fittizia di beni i reati, a vario titolo, contestati. Sequestrati beni immobili e società per un valore complessivo di circa sette migliori di euro.

 

Operazione “Orso”. Ha fatto luce sulla governance del patrimonio immobiliare della cosca Gallico, individuato a Palmi ed a Roma, e sulle capacità della 'ndrina di manovrare una moltitudine di soggetti disponibili a fungere da prestanome per consentire la schermature del  patrimonio, l'inchiesta "Orso" della Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato all'arresto di 14 persone mentre una quindicesima, latitante da novembre 2013, è ricercata.

 

Le dichiarazioni di De Raho.  "L'inchiesta - ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho illustrando i particolari - conferma l'interesse strategico della 'ndrangheta, in questo caso dei Gallico, di trovare persone insospettabili cui intestare beni ingenti. I Gallico avevano cominciato da tempo a spostare le loro attività di riciclaggio a Roma, acquistando immobili e locali, affidando a Giovanni Iannino il compito di proteggere il loro consistente patrimonio. Iannino, un vecchio accoscato, si era da qualche tempo 'inabissato', ma le sue mosse non erano certamente sfuggite alle nostre osservazioni anche nella capitale grazie anche al supporto della squadra mobile capitolina. Abbiamo purtroppo verificato - ha concluso Cafiero de Raho - il coinvolgimento di persone apparentemente lontane da logiche criminali che con il loro perbenismo hanno però contribuito a rendere ricco il potente clan di Palmi".

 

Le indagini. L'attività investigativa si è incentrata prevalentemente sulla figura di Giovanni Iannino, 59 anni, storico affiliato alla cosca, condannato per associazione mafiosa con sentenza passata in giudicato. L'uomo, anche dopo la condanna risalente agli anni novanta, secondo l'accusa, ha continuato a far parte della consorteria, anche con il ruolo di prestanome. Ed è proprio seguendo le dinamiche che hanno connotato le sue condotte che sono stati individuati ulteriori beni. L'inchiesta si è avvalsa di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche e delle dichiarazioni di collaboratori  di giustizia, oltre che di accertamenti documentali e bancari.

 

Gli indagati. Nell'operazione sono stati sequestrati tre fabbricati a Palmi, uno a Roma e due società e arrestati Francesco Barbera, 37 anni; Antonino Cosentino, detto Nino, alias "Poldino" (53); Giuseppe Cosentino (61); Daniele De salvo (32); Domenico De Salvo (45); Carmelo Gallico (51); Domenico Gallico (56), già detenuto; Teresa Gallico (66), già detenuta; Giovanni Iannino (59). Ai domiciliari sono stati posti Antonino Cosentino (30); Domenico Cosentino (28); Pasquale Gangemi (67); Santina Iannino (31); Vincenzo Parisi (48). E' irreperibile Emanuele Cosentino (28), latitante dal novembre 2013.