Per il contrasto alle ramificazioni internazionali della 'ndrangheta, il governo investe 4,5 milioni di euro in tre anni in un progetto di cooperazione investigativa con le polizie di altri Stati. Sia chiama I-Can il protocollo che coinvolge gli investigatori italiani, e le risorse diventano un primo snodo che tenta di azzerare le sottovalutazioni del passato rispetto alla potenza transnazionale dei clan calabresi.

Le azioni di contrasto arrivano parallele alla necessità di approfondimento stringente su un tema che mai come oggi dovrebbe imporsi nel dibattito nazionale, visto il risveglio delle coscienze di cui c’è percezione dopo il recente maxi blitz della Dda di Catanzaro.

Prima dei libri di quella che ormai è una florida e dettagliata pubblicistica antimafia; e prima ancora delle ordinanze emesse dalle varie procure che in qualche caso offrono anche materiale ostico per numero di pagine e collegamenti fattuali - che solo gli addetti ai lavori competenti riescono a offrire al pubblico con  scientificità socialmente utile - arrivano in soccorso di chi vuole saperne di più sul tumore da estirpare le Relazioni della Direzione investigativa antimafia.

L’ultimo documento ufficiale redatto dalla struttura interforze nata nel 1992, risale alla vigilia del Natale 2018 ed è stato trasmesso alla Commissione bicamerale antimafia in riferimento alle attività espletate nel primo semestre di quell’anno. Numeri e statistiche sulle ‘ndrine, sì, ma soprattutto la spiegazione di una evoluzione criminale che senza tentennamenti la Dia pone in cima al sommario – tra le varie mafie italiane e straniere - per la sua resistente pericolosità.

Sono almeno due i grossi ambiti che gli investigatori continuano a porre in evidenza, in aggiunta alla incontrastata supremazia intermafiosa nel traffico internazionale di droga. Fenomeni che ormai definire emergenti è riduttivo, quali la sempre più diffusa infiltrazione nell’economia e nella politica del Nord Italia e la capacità dei clan di essere holding finanziaria transnazionale.

Mafia di prossimità, ma anche mafia globalizzata perché la Dia annota come siano almeno 30 i paesi nel mondo dove le ‘ndrine sono arrivate.