Richiesta di rinvio a giudizio per il tentato omicidio di Vincenzo Torcasio (cl. ’53), detto “Carrà”, ritenuto elemento dell’omonima “famiglia” di Lamezia Terme ed uscito miracolosamente vivo, dopo una delicata operazione, da un agguato compiuto a Lamezia Terme l’8 luglio 2002. Ad avanzarla al gup distrettuale è il pm della Dda di Catanzaro, Elio Romano, che ha chiesto il processo per 6 indagati del clan Giampà. Il gup ha fissato l’udienza preliminare per il 22 giugno prossimo. Rischiano il processo: Francesco Giampà, detto il “Professore”, 70 anni, detenuto in regime di carcere duro e che, quale fondatore dell’omonimo clan di Nicastro, risponde quale mandante del fatto di sangue (avvocato Francesco Gambardella); Vincenzo Bonaddio, 58 anni, detenuto in regime di carcere duro, cognato di Francesco Giampà, indicato quale mandante del fatto di sangue quale esponente di vertice del clan (avvocati Francesco e Paola Stilo); Aldo Notarianni, 53 anni, pure lui ristretto al carcere duro, indicato quale esecutore materiale del tentato omicidio (avvocato Francesco Gambardella); Vincenzo Giampà, 48 anni, di Lamezia, che avrebbe guidato il motorino con a bordo anche Notarianni (avvocato Aldo Ferraro); Domenico Giampà, 37 anni, collaboratore di giustizia, accusato di aver fornito ai sicari il proprio motorino per compiere l’agguato (avvocato Francesco Provenzano); Pasquale Giampà, 54 anni, collaboratore di giustizia, che risponde quale mandante del fatto di sangue in quanto elemento di vertice del clan.

 

Secondo la ricostruzione accusatoria, all’indomani della scissione del clan Giampà dal clan Cerra-Torcasio (avvenuta dopo la sentenza per l’operazione “Primi Passi” del 1995), si apriva la terza guerra di mafia a Lamezia Terme nell’ambito della quale sono stati uccisi prima Pasquale Giampà detto “Buccaccio” (il 22 agosto 2001) e poi Vincenzo Giampà, detto “U Monaco” (il 6 luglio 2002), entrambi fratelli del capo storico Francesco Giampà, alias “Il Professore”, sarebbe stata deliberata l’uccisione immediata di un esponente avversa individuato in Vincenzo Torcasio. Il fatto di sangue è stato commesso mentre erano in corso i funerali di Vincenzo Giampà. La vittima designata è stata sorpresa sul luogo di lavoro, un’azienda agricola di località Carrà-Cosentino di Nicastro dove svolgeva la “guardiania”. Le contestazioni mosse agli indagati sono aggravate dalle finalità mafiose consistite nell’aver agevolato il clan Giampà, nell’ottica di una contrapposizione militare con la cosca avversa. Contestati anche i reati di detenzione e porto illegale di armi da fuoco.