La sentenza è stata letta nell'aula bunker delle Vallette al termine di un rito abbreviato. Confermata quasi totalmente la sentenza di primo grado
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È terminato con la conferma di una quarantina di condanne a Torino il processo d'appello chiamato Cerbero sulla presenza della 'Ndrangheta in Piemonte. La sentenza è stata letta nell'aula bunker delle Vallette al termine di un rito abbreviato.
L'ammontare complessivo del pene inflitte in primo grado, il 16 marzo 2021, si aggirava intorno ai 237 anni di reclusione; i giudici di appello, secondo quanto si ricava da una prima analisi del dispositivo, ne hanno rimodulate alcune al ribasso e hanno disposto alcune assoluzione parziali. L'imputato Antonio Agresta, 62 anni, considerato dagli inquirenti una figura di vertice del presunto "locale" di Volpiano (Torino), era stato condannato a 10 anni e non aveva presentato ricorso. Al figlio Michele, a differenza della sentenza di primo grado, è stata riconosciuta la partecipazione ad associazione di stampo mafioso. In aula l'accusa è stata rappresentata dal procuratore generale Paolo Andrea Fiore, secondo il quale «è stato confermato l'impianto della sentenza di primo grado che aveva riguardato vicende molto gravi sulla penetrazione della 'ndrangheta nella nostra regione».