Il ruolo e le sfide della nuova istituzione per la protezione animale in Calabria raccontate dal neo-referente: «L'obiettivo è creare le giuste basi di convivenza tra uomo e animali»
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La nuova Autorità regionale per i diritti degli animali d'affezione e per la corretta convivenza tra persone e animali rappresenta una novità significativa nel campo della tutela animale. Per approfondire il ruolo e le sfide di questa istituzione, abbiamo intervistato Domenico Laratta, dottore forestale e neo-presidente dell'Autorità.
Che ruolo ha la nuova figura dell’Autorità regionale per i diritti degli animali?
«La figura dell’Autorità di cui mi onoro di essere presidente è una novità nel panorama regionale calabrese per quanto riguarda la tutela degli animali in genere. È il garante dei diritti di tutti gli animali e, come tale, si pone l’obiettivo di creare le giuste basi di convivenza tra uomo ed animale».
Sarà un presidente di un'autorità politica o una figura autonoma?
«La figura dell’Autorità è stabilita dalla nuova legge regionale 45/2023, che ne disciplina la nomina ed i compiti. Certamente, la scelta dei componenti viene fatta dalla politica ed in particolare dal Consiglio regionale, ma posso garantirle che sia io, in qualità di presidente, che il resto dei componenti della commissione saremo un organismo totalmente autonomo ed indipendente nel lavoro quotidiano ed imparziale nel giudizio, tutelando esclusivamente gli animali e la loro corretta convivenza con il contesto antropico».
A proposito della legge regionale 45/2023, cosa si sente di dire in merito?
«Le rispondo semplicemente dicendo che finalmente la Regione Calabria fa da traino per il resto d’Italia in materia legislativa nel settore del benessere animale. Con tutti i limiti imposti dal commissariamento nella sanità, che ha inficiato non poco nella stesura della legge, posso garantire che la nostra regione ha finalmente una legge innovativa, lungimirante e al passo con le richieste di adeguamento normativo che quotidianamente sia la Comunità Europea che il governo centrale ci impongono. Come tutte le leggi, comunque, sarà oggetto di revisione e verifica».
Presidente, entriamo nel tema scottante del randagismo. Le sterilizzazioni dei cani potrebbero aiutare a risolvere il problema? E se sì, quali sono le figure preposte a tale scopo?
«Il randagismo è un problema dilagante non solo nella Regione Calabria, bensì è un fenomeno che accomuna tutto il resto del centro-sud Italia. La sterilizzazione dei randagi offre una buona opportunità di riduzione del fenomeno, ma non ne risolve affatto la causa. Quando parliamo di sterilizzazione, ci riferiamo principalmente ai cani randagi e/o vaganti senza un proprietario privato, comunque sotto la stretta tutela dei comuni che ne assumono la responsabilità. Sicuramente, non è compito degli enti locali farsi carico anche degli interventi di natura chirurgica, in quanto compito esclusivo del servizio sanitario regionale o dei veterinari convenzionati. Ciò comunque non esula i comuni dalla responsabilità della futura immissione sul territorio dei cani sterilizzati».
Allora perché quotidianamente sentiamo attacchi verso i comuni, tacciati di immobilismo nel settore del randagismo?
«Il randagismo, oltre ad essere un problema di natura sociale e sanitaria, è anche un problema di natura economica. Le casse dei comuni sono sempre più vuote e la corretta gestione dei randagi richiede ingenti risorse. A volte, i nostri comuni non hanno a sufficienza sia risorse di carattere umano, come il personale della polizia municipale, che di carattere economico».
Fondamentalmente, allora, cosa possono fare i comuni per arginare il fenomeno del randagismo?
«La legge regionale 45/2023 elenca nel dettaglio i compiti assegnati ai nostri comuni. Dal mio punto di vista, è fondamentale innanzitutto adeguare i propri regolamenti comunali alla nuova legge. Ricordo a tutti i sindaci che questo non è una facoltà ma un obbligo imposto dalla legge. Quotidianamente sento amministratori che vorrebbero costruire per ogni paese un canile sanitario. È importante ricordare che la nostra regione in materia sanitaria è commissariata e ci sono particolari dca governativi che hanno stabilito già dal 2017 l’esatto numero e l’esatta ubicazione dei canili sanitari, di esclusiva gestione e competenza dell’Asp di riferimento. I nostri comuni potrebbero tranquillamente costruire oasi canine per incentivare la giusta pratica degli affidi e delle adozioni legali».
Perché parla di adozioni legali?
«Semplicemente perché dietro gli animali si annida una miriade di traffici illegali che alimentano le casse delle zoomafie. Basti pensare alle innumerevoli operazioni di polizia che quotidianamente le nostre forze dell’ordine portano a termine per il benessere degli animali, non ultima quella effettuata nei giorni passati nel crotonese, dove è stato scoperto un luogo di detenzione per cani completamente abusivo che ha portato al deferimento del responsabile. Come Autorità, il mio plauso va soprattutto all’impegno quotidiano della magistratura e delle forze dell’ordine nel campo del rispetto dei diritti degli animali».
È giusto dotare i corpi di polizia locale o le guardie zoofile di lettore microchip?
«È giusto nella misura in cui ci sia personale formato. La lettura del microchip avviene a stretto contatto con l’animale e, come tale, bisognerebbe avere una preparazione adeguata nell’affrontare qualsiasi evenienza. Di fondamentale importanza, invece, è il controllo del possesso dell’anagrafe canina che certifica la corretta identificazione dell’animale».
È giusto effettuare una mappatura dei cani e dei gatti presenti sul proprio territorio?
«Le mappature degli animali presenti sui territori sono un’operazione complessa e comunque senza un risvolto positivo ed incisivo sulla lotta al randagismo. I comuni hanno già gli strumenti di individuazione degli animali identificati e reimmessi sul territorio tramite le aziende sanitarie. Al massimo, si potrebbe effettuare una campagna di individuazione di gruppi di randagi tramite le forze di polizia locale, le guardie zoofile e le associazioni di volontariato, a cui va il mio sentito ringraziamento per il lavoro che quotidianamente svolgono a favore dei nostri amici animali».
Vuole concludere questa nostra intervista con un appello?
«Nel ringraziarvi per questo importante spazio che avete concesso ad un tema così importante ed attuale, voglio ribadire soltanto una cosa. Gli animali, di qualsiasi genere e status, hanno eguali diritti e dignità di vivere, proprio come noi. Non abbiate paura di segnalare o denunciare abusi perpetrati a danno degli animali. Il rispetto degli animali è alla base di una corretta convivenza civile, anche e soprattutto tra esseri umani».