Entrambi arrestati da latitanti, il secondo è poi diventato collaboratore di giustizia. I carichi di cocaina viaggiavano su tir e venivano poi stoccati in magazzini del Varesotto. I nomi e le pene inflitte agli altri imputati nell'abbreviato
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Vent'anni di reclusione a Bartolo Bruzzaniti, ritenuto uno dei principali broker del narcotraffico internazionale, estradato in Italia dal Libano nell'agosto 2023. E sei anni a Raffaele Imperiale, il cosiddetto broker della camorra e soprannominato il "boss dei Van Gogh", anche lui uno dei più importanti narcotrafficanti al mondo, arrestato nel 2022 da latitante e poi divenuto collaboratore di giustizia. Sei anni in continuazione con un'altra condanna per una pena finale di 15 anni e 6 mesi di reclusione.
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Sono le principali condanne, oltre ai 20 anni inflitti anche a Domenico Salvatore Papalia, difeso dalla legale Angelica Ottinà, del processo milanese con rito abbreviato ad una quarantina di imputati, davanti al gup Roberto Crepaldi. Processo che è scaturito dall'inchiesta del pm della Dda di Milano Gianluca Prisco, condotta dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, su un maxi traffico di droga dal Nord Europa e che aveva portato a 38 arresti nel marzo 2023. Indagine che si era intrecciata con quella della Dda di Reggio Calabria, che lo stesso giorno aveva portato ad oltre 100 arresti e ad un'altra genovese.
Nel processo, tra gli altri, sono stati condannati anche Luca Formisano (13 anni e 4 mesi, rispetto ad una richiesta di 20 anni) e Antonio (13 anni e 9 mesi) e Michael Giordano (6 anni e 4 mesi rispetto agli 11 chiesti), tutti difesi dall'avvocato Amedeo Rizza. A 13 anni e 4 mesi è stato condannato, poi, Franco Barbaro e a 12 anni e 4 mesi Antonio Bruzzaniti. Sei anni per Davide Flachi e 7 anni e 9 mesi per Pasquale Modaffari.
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Bartolo Bruzzaniti, secondo le indagini, avrebbe acquistato carichi di cocaina da Imperiale e dall'altro presunto broker Bruno Carbone (8 anni e 4 mesi) per rifornire i clan nel Milanese. La cosiddetta «associazione lombarda» della droga sarebbe stata, secondo l'accusa, composta da molte persone «diretta espressione» della 'ndrangheta. La droga, stando alle indagini, viaggiava sui tir e veniva stoccata in magazzini a Gerenzano (Varese). Partivano camion dall'Olanda «completamente riempiti con 200-300 kg di cocaina a viaggio». Dall'inchiesta era emersa anche una "joint venture" tra uomini legati alla 'ndrangheta e alla camorra.