La posizione di Giuseppe Mandaglio tornerà ad essere discussa davanti alla Corte d’Appello di Milano. Secondo la difesa l’imputato non è legato al locale di ‘ndrangheta di Fino Mornasco
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La prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano nei confronti di Giuseppe Mandaglio, ritenuto colpevole di appartenere a un’associazione dedita al narcotraffico e condannato a sei anni e sei mesi di reclusione. Il gruppo – ritenuto armato e vicino alla cosca La Rosa del locale di Fino Mornasco (Como) – avrebbe gestito il traffico di cocaina, da decine di grammi a cinque chili per ogni partita d’acquisto, su un territorio che va dal Comasco a Milano, Lecco e in Svizzera. Secondo l’accusa Giuseppe Maglio avrebbe avuto il compito di effettuare trasporto e vendita di ingenti quantità di sostanza stupefacente in Svizzera.
Nel corso del procedimento davanti alla Suprema Corte, la difesa ha sottolineato come l’imputato avrebbe commesso il reato di detenzione e spaccio di cocaina in concorso con altre persone, diverse dai presunti sodali del gruppo La Rosa e che da tale episodio non potesse desumersi la prova di un accordo o di un contributo partecipativo al reato associativo in tema di stupefacenti.
La difesa ha inoltre contestato il fatto che né la sentenza di primo grado né quella di appello apparivano motivate in maniera rigorosa dal punto di vista logico-giuridico in quanto sostanzialmente si limitavano a valorizzare il rapporto di affinità (Mandaglio è genero e cognato delle figure apicali del clan) con i vertici del gruppo, il tutto in mancanza di riscontri oggettivi, di condotte concrete e di riscontri alle ipotesi investigative.
Gli avvocati Domenico Villella e Daniele Di Loredana Demarco, hanno ravvisato che il loro assistito era stato ritenuto colpevole nei due precedenti gradi di giudizio (doppia conforme) solo sulla base del pregiudizio del vincolo familiare con i capi promotori del locale di Fino Mornasco e della sua calabresità. La difesa non contesta la detenzione e lo spaccio, per i quali non ha proposto ricorso, ma l’appartenenza all’associazione dedita al narcotraffico e legata ai La Rosa.
Nell’interesse di Mandaglio erano stati proposti due ricorsi per Cassazione, uno a firma degli avvocati Domenico Villella e Daniele Di Loredana Demarco, l’altra dell’avvocato Luca Maio. Ora l’imputato dovrà essere giudicato da una nuova sezione della Corte d’Appello di Milano.