La droga raggiungeva l'Italia nascosta all'interno di flaconi di prodotti fitoterapici. Alcuni detenuti, poi, avevano continuato a gestire il traffico di stupefacente dal penitenziario dove si trovavano rinchiusi
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Sgominata organizzazione dedita al traffico internazionale di droga. Quattordici persone in carcere, sei ai domiciliari e una all'obbligo di dimora nel comune di Roma: sono queste le misure firmate dal gip su richiesta della Dda della capitale ed eseguite dalle prime ore della mattina, nelle province di Roma e Reggio Calabria, dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma che, coadiuvati dai Comandi dell'Arma territorialmente competenti, hanno smantellato un sodalizio criminale contiguo alla 'ndrangheta e attivo nel settore del narcotraffico. Il provvedimento restrittivo ha le basi su risultanze acquisite dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Via in Selci, nell'ambito dell'indagine denominata 'Domingo' che, sviluppata tra gennaio e ottobre 2019, ha consentito di ricostruire i canali di approvvigionamento, il sistema di gestione delle 'piazze di spaccio' e le modalità di cessione della sostanza stupefacente.
I legami con i clan di Locri
Le indagini hanno portato alla luce l'esistenza di un'associazione dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) operativa a Roma e provincia, capeggiata da due soggetti di origine calabrese, di cui uno contiguo alla 'ndrina 'Giorgi' operante nel comune di Locri.Rilevante il ruolo di un soggetto della Repubblica Dominicana, come intermediario per l'acquisto ed il finanziamento di ingenti quantitativi di stupefacente del tipo cocaina.
L’arrivo della droga in Italia
Le operazioni di approvvigionamento della droga avvenivano mediante la collaborazione di peruviani residenti a Roma i quali, a loro volta, si avvalevano di fornitori connazionali che spedivano il narcotico in Italia occultandolo all'interno di flaconi di prodotti fitoterapici. Il commercio dello stupefacente al dettaglio nel quartiere de 'La Rustica', prevalentemente nel tratto urbano compreso tra via Nicandro e via Delia, avveniva attraverso i pusher reperibili dai vari clienti direttamente sulla pubblica via, oppure con contatti telefonici. Inoltre, dalle attività, è emerso che due detenuti presso le case circondariali di Frosinone e Terni erano muniti di mini telefoni cellulari (rinvenuti a seguito della perquisizione delle celle) attraverso cui gestivano i rifornimenti di stupefacente a favore di alcuni sodali per la successiva distribuzione ai clienti.
Il sequestro
Nel corso delle indagini sono state arrestate, in flagranza di reato, 12 persone per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti; sequestrati complessivamente circa 8 chili di cocaina; 1,400 chili di marijuana e 15 chili di hashish, una pistola revolver marca Colt Cobra cal. 38 (oggetto di furto) e 50 cartucce calibro 38 special.
L’arresto del corriere
L'indagine dell'Arma trae origine dall'arresto in flagranza di un corriere avvenuto il 16 novembre 2018 all'aeroporto di Fiumicino. In tale circostanza una donna a bordo del volo proveniente da Lima, a seguito di accurata perquisizione personale, era stata trovata in possesso di oltre 6 chili di cocaina in stato liquido, occultata all'interno di provette custodite nel bagaglio spedito. In riferimento alla perdita dell'ingente quantitativo di narcotico, uno dei promotori dell'associazione commentava con gli altri sodali che tale imprevisto aveva compromesso un guadagno di circa 200.000 euro a testa. Pertanto, per le future operazioni di trasporto, pianificava di inviare una persona in Perù e far ingerire gli ovuli per eludere così i controlli alla dogana.
L'associazione criminosa era dotata di una stabile organizzazione, di importanti risorse finanziarie e di numerosi mezzi. Il luogo dove lo stupefacente veniva custodito e dove avveniva le riunioni dei vari partecipi dell'associazione era un appartamento in via Delia 20 a Roma, monitorata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Via in Selci.