di Anna Murmura*
La recente ondata di arresti che ha sconvolto e sconvolge la città e la provincia di Vibo Valentia ha lasciato molto perplesse, contente e scontente al contempo tutte le persone perbene. Contente perché hanno una rinnovata fiducia nella giustizia e nello stato, che noi meridionali vediamo spesso come distanti; scontente perché, oltre a vedere coinvolte le cosche del vibonese e i loro affiliati, sono emerse importanti connivenze con ampi settori della società civile, del mondo imprenditoriale e delle istituzioni locali. Lungi da me voler dare un giudizio sulle singole vicende, non ho le conoscenze per farlo né tanto meno le competenze; mi auguro soltanto che la giustizia faccia il suo corso e che eventuali persone innocenti vengano scagionate al più presto e possano dimostrare la loro completa estraneità ai fatti contestati.

 

Le vittime del malaffare

Però, mi sento di dire che per i colpevoli non ho pietà. Non ho pietà perché ho conosciuto Mirella (i nomi sono tutti di fantasia, ma le storie sono tutte vere. Ho scelto di non rivelare i nomi veri solo per rispetto della privacy, anche se alcuni di loro mi avevano autorizzato, se lo avessi voluto, a rivelarne l’identità perchè nessuno di questi ha mai avuto bisogno di essere né di avere un prestanome mostrando sempre il coraggio nell’affrontare la sua storia), studentessa del Liceo di Vibo molti anni fa che, pur essendosi sempre impegnata al massimo a scuola, non è riuscita (a causa dell’indigenza della sua famiglia) a coronare il suo desiderio di diventare infermiera e ora fa la commessa, se tutto va bene per 800 euro al mese; ogni volta che la incontro il mio cuore grida all’ingiustizia. Io non ho pietà perché ho conosciuto Mario, che ha avuto molti problemi per ottenere un mutuo e comprare una modesta casa in un piccolo borgo di Calabria.

 

Le storie di chi tifa Gratteri

Non ho pietà perché ho conosciuto Filomena, una impiegata part-time con famiglia, il cui marito ha faticato anni per trovare lavoro e quando ne ha trovato uno lavorava anche il doppio delle ore previste dal contratto nazionale (16-18 ore al giorno) e a fine mese, per avere lo stipendio dimezzato, doveva fare la questua per giorni e giorni. Non ho pietà perché ho conosciuto Beatrice e Carlo che mi hanno raccontato i loro sacrifici per mantenere i figli agli studi, anche universitari. Non ho pietà perché ho conosciuto due di questi figli Antonio e Gino, che al ritorno da scuola andavano a lavorare i campi e al tramonto a fare i compiti a casa senza chiedere mai sconti a nessun professore. Non ho pietà perché ho conosciuto Fatima che ha attraversato il Mediterraneo lasciando il suo paese e, soprattutto, i suoi figli per ben sei anni piangendo e lottando in una lingua che non era la sua.

 

La Vibo perbene

Non ho pietà perché ho conosciuto un gruppo di amici che la domenica, invece di restare in famiglia o insieme con la famiglia, vanno a servire alla mensa dei poveri. Non ho pietà perché ho conosciuto un gruppo di amici che dopo il lavoro o nel tempo libero vanno a pulire le strade, invece che in gita fuori porta. Non ho pietà perché ho conosciuto un gruppo di amici, per lo più pensionati, che si batte per l’acqua pulita, la raccolta differenziata e il bene comune. Non ho pietà di questi colpevoli, nessuna pietà, ma pena si, pena di loro che hanno scelto la strada del male e pena per i loro familiari e, soprattutto, per i loro figli innocenti, che hanno dovuto assistere, ripeto da innocenti all’arresto dei loro cari e vivere in un ambiente malato a causa dell’avidità di denaro, potere e voti.

 

La lezione di Dante

Mai come oggi è valida la lezione di Dante che nel 1300 dà un monito all’umanità intera affinchè esca dalla selva oscura e si divincoli dai tentacoli della belva feroce, la lupa simbolo dell’avarizia e dell’avidità. Mi auguro che la ragione porti tutti i colpevoli ad abbandonare la strada del male per scegliere il cammino di luce dei piccoli sconosciuti eroi che ogni giorno lottano per un mondo migliore: Mirella, Mario, Filomena, Beatrice e Carlo, Gino e Antonio, Fatima, gli amici della mensa dei poveri, gli amici che puliscono le strade, gli amici pensionati. Il riscatto di questa terra è possibile grazie all’apporto di costoro, ai piccoli e semplici gesti di questi servitori, a vario titolo, del bene comune e/o combattenti della battaglia per la vita, senza scendere a compromessi, senza rinunciare alla loro dignità e onestà personale. E’ a questi che il Procuratore Gratteri deve dedicare la sua inchiesta è a questi che il vibonese deve molto. Dal giorno degli arresti prego molto, la rivoluzione non possiamo farla da soli, abbiamo bisogno di forze ed energie nuove e invitiamo i figli di questi colpevoli a percorrere una strada diversa dai loro padri e a scegliere il bene quello vero che nessuno ti può sottrarre. Grazie DDA di Catanzaro, grazie Procuratore Gratteri, grazie Poliziotti e Finanzieri; le persone oneste di Calabria sono con voi.


*Presidente Archeoclub Vibo Valentia